New York

Detenuto afroamericano pestato a morte da agenti penitenziari, il caso di Robert Brooks scuote gli USA: “Immagini terrificanti”

La procuratrice ha diffuso le immagini. "Non è un incidente isolato". Il 43enne ammanettato, steso a forza sul lettino, colpito ripetutamente, sanguinante e tumefatto

Cronaca - di Redazione Web

30 Dicembre 2024 alle 12:13

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FOTO DA X
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Ammanettato e indifeso, steso a forza sul lettino del pronto soccorso, pugni e calci. Lasciato stordito, con il volto sanguinante e tumefatto. Pestato a morte. Si chiamava Robert Brooks ed era lui il detenuto ucciso in un pestaggio da parte di agenti penitenziari  e poliziotti in un carcere di New York. Le immagini riprese dalle bodycam sono state diffuse, hanno fatto il giro del mondo. Ancor più perché Brooks non fa nulla per provocare gli agenti.

Brooks aveva 43 anni, afroamericano, era stato condannato a dodici anni di carcere nel 2017 per l’accoltellamento dell’ex fidanzata. È morto lo stesso 10 dicembre al Wynn Hospital di Utica. La sua vicenda è emersa quanto la governatrice dello Stato di New York Kathy Hochul ha annunciato l’avvio della richiesta di licenziamento di 14 dipendenti del carcere, 13 agenti e un infermiere. Aveva parlato di “immagini terrificanti”.

Che infatti sono violentissime, sconcertanti, sconvolgenti. Sono state diffuse dalla procuratrice generale dello Stato, Letitia James, sul sito ufficiale della Procura Generale. Il video dura circa cinque minuti. “Non ho preso la decisione alla leggera – ha spiegato – nel diffondere queste immagini, specie in un periodo di vacanze, ma in qualità di procuratrice generale pubblico questi video perché ho il compito e il dovere di garantire alla famiglia di Brooks e a tutti i newyorkesi trasparenza e individuazione delle responsabilità”.

La morte di Robert Brooks, pestato a morte

L’aggressione si è consumata il 9 dicembre, quando Brooks è arrivato nel penitenziario. James ha aggiunto che nelle immagini non c’è audio in quanto le telecamere non erano state attivate in modalità piena: erano in standby secondo quanto detto dalla Procuratrice, una condotta che potrebbe rappresentare una negligenza e indicare un’intenzionalità. Alcune scene sono state oscurate. Le rappresentanze sindacali hanno definito “incomprensibile” la condotta dei poliziotti. Al pestaggio hanno partecipato oltre dieci poliziotti e guardie carcerarie del centro di detenzione di Marcy. L’inchiesta porterà sicuramente alla loro incriminazione. Secondo la CNN, tre degli ufficiali erano già stati accusati precedentemente di aggressione.

 

Sarà condotta da Ryan Paparella, ex agente penitenziario. La vittima “è stato picchiato violentemente da un gruppo di agenti il cui compito era tenerlo al sicuro. Meritava di vivere e tutti coloro che vivono nel penitenziario di Marcy meritano di sapere di non dover vivere nella paura di violenza per mano del personale carcerario”, ha dichiarato il legale della famiglia della vittima, Elizabeth Mazur. L’associazione New York Civil Liberties ha commentato come l’episodio “non è un incidente isolato. Piuttosto evidenzia una cultura di violenza e mancanza di responsabilità per gli illeciti da parte degli agenti penitenziari”.

L’autopsia e le indagini sulla morte di Robert Brooks

Brooks non sembra parlare, non assumere atteggiamenti oppositivi o di sfida nei confronti degli agenti, che lo prendono a pugni e lo trascinano verso la finestra. A questo punto le immagini diventano meno chiare, non si capisce cosa succede. Nessuno però fa niente per aiutare la vittima. I loro volti sono tutti chiaramente visibili. L’autopsia dev’essere completata, i primi riscontri riportano di “asfissia dovuta a compressione del collo”.

Secondo quanto ha commentato alla CNN Bryce Peterson, professore associato al John Jay College of Criminal Justice e ricercatore senior presso il Center for Justice Research and Innovation, una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1992, Hudson contro McMillan, ha stabilito lo standard per l’uso della forza da parte della polizia, “giustificata solo quando viene utilizzata per mantenere o stabilire la disciplina“. L’esperto ha aggiunto che potrebbero essere prese in considerazioni le stesse accuse dell’omicidio di George Floyd a Minneapolis nel 2020, le stesse che portarono a un movimento mondiale di proteste: omicidio, favoreggiamento, mancata interruzione dell’uso eccessivo della forza, privazione dei diritti civili per gli altri agenti presenti.

30 Dicembre 2024

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