Le dimissioni da capo del Dis
Chi è Elisabetta Belloni: da sempre al potere a prescindere dalla maggioranza di governo
Da FI nel 2016 al M5s, quando Di Maio la candida al Colle. Passando per Draghi (capo dei servizi) e infine a FdI, che le affida il G7: Belloni, sempre al potere a prescindere dal partito di maggioranza
Politica - di Paolo Comi
Elisabetta Belloni, prima delle dimissioni improvvise questa settimana da capo del Dis, è stata per anni candidata a qualsiasi incarico di prestigio. Ad iniziare dalla presidenza della Repubblica.
Classe 1958, nata a Roma, frequenta come Mario Draghi il liceo Massimo di Roma, la scuola dei gesuiti. Dopo la laurea nel 1982 in Scienze politiche alla Luiss, decide di intraprendere la carriera diplomatica. Nel 1985 arriva alla Direzione generale degli affari politici del Ministero degli Esteri. Viene quindi destinata alle ambasciate di Vienna e di Bratislava. Rientra alla Farnesina nel 1999 per non spostarsi mai più da Roma. Nel 2002, governo Berlusconi, assume l’incarico di capo della segreteria del sottosegretario di Stato agli Esteri, il forzista Roberto Antonione. È lì che si guadagna la fiducia dell’allora ministro Franco Frattini che due anni più tardi la nomina a capo dell’unità di Crisi.
Ma il vero salto arriva grazie al governo Renzi, con Paolo Gentiloni ministro degli Esteri che decide di promuoverla ambasciatrice, pur avendo lavorato fino a quel momento in sole due ambasciate e neppure di prima fascia, e di affidarle l’incarico di capo di gabinetto. Passa solo un anno e, nel 2016 arriva il prestigiosissimo incarico di Segretario generale della Farnesina, mai ricoperto prima di allora da una donna. Finiti i governi dem, Belloni è rapidissima a riposizionarsi. Alla Farnesina arriva Luigi Di Maio che stravede per lei e la conferma nell’incarico. La carriera inarrestabile di Belloni alla Farnesina si interrompe con Mario Draghi a Palazzo Chigi.
A sorpresa, senza alcuna esperienza pregressa di intelligence, nel 2021 la nomina a capo del Dis, il Dipartimento che coordina i due Servizi segreti, l’Aise e l’Aisi. A gennaio del 2022, terminato il mandato di Sergio Mattarella, i grillini sognano allora di vederla al Quirinale come nuovo presidente della Repubblica (“Benvenuta Signora Italia”, scrive in un post l’Elevato). In quei giorni di trattative concitate, Di Maio arriva a postare su Facebook una foto di loro due seduti al tavolo di un bar. “Con il ministro Di Maio – fa sapere la Belloni – c’è un’amicizia sempre più solida. Di Maio è sempre leale’. E Di Maio: “Con Elisabetta Belloni mi legano una profonda stima e una grande amicizia. Una professionista straordinaria, con un immenso attaccamento alle Istituzioni. Oggi a pranzo ho fatto una piacevole chiacchierata con lei. Grazie Elisabetta, condivido pienamente quello che pensi del nostro rapporto”. Ma la sua candidatura non piace, anche perché non si è mai visto in nessun paese occidentale il capo dei servizi segreti diventare presidente della Repubblica, e l’accordo raggiunto tra Conte e Salvini salta.
Nell’ottobre del 2022 Giorgia Meloni vince le elezioni e per Belloni arriva l’ennesima giravolta. L’ambasciatrice intrattiene fin da subito ottimi rapporti con Chiara Colosimo, potente presidente dell’Antimafia, e poi con Arianna Meloni. Belloni entra quindi nelle grazie della premier al punto che quest’ultima le propone l’incarico di consigliere personale a Palazzo Chigi. La nomina, anticipata dai giornali, salta. Ma nulla è perduto. Nel 2023 le viene affidato il compito di guidare la macchina organizzativa della presidenza italiana del G7 che l’anno successivo si tiene a Borgo Egnazia, mantenendo comunque sempre il ruolo di capo dei servizi. Una concentrazione di potere su cui nessuno, ad iniziare dalle opposizioni, batte ciglio.
Ma per Belloni i conflitti d’interesse sembrano non esistere. La vicinanza con la premier è tale che in questi mesi il suo nome è girato per un eventuale rimpasto di governo, con Alfredo Mantovano al posto di Carlo Nordio come ministro della Giustizia e lei nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, cioè al suo ex ufficio. Nei mesi scorsi, infine, per non farsi mancare nulla, il nome era stato indicato anche come Commissario europeo, incarico poi andato a Raffaele Fitto.