La premier cede il controllo della rete
Cosa prevede l’accordo con SpaceX: così Meloni mette in mano a Musk la sicurezza e i dati degli italiani
Smentita debole debole di palazzo Chigi, ma dagli Usa piovono le conferme.. L’Italia verrà consegnata a Space X. E Giorgia pensa: l’Europa sono io
Politica - di David Romoli
Nessun contratto, nessun accordo. Palazzo Chigi smentisce la notizia diffusa da Bloomberg secondo cui l’escursione a sorpresa della premier in Florida, ospite del futuro presidente degli Usa, sarebbe servita anche a fare decisivi passi avanti sulla strada dell’accordo con Space X, la società di Elon Musk. La smentita diventa anzi ancora più “categorica” nel sottolineare che della vicenda, a Mar-a-Lago, non si è proprio parlato. Il comunicato di palazzo Chigi, uscito mentre infuriava la polemica delle opposizioni per un accordo che “svenderebbe l’Italia” e soprattutto affiderebbe la sicurezza del Paese a un tycoon oltretutto non privo di interessi politici, era inevitabile. Un atto dovuto e pertanto non troppo significativo.
Affidare al sistema di “telecomunicazioni sicure” di Musk la gestione delle comunicazioni non solo private, con tutto quel che ciò comporta in termini di controllo e gestione dei dati individuali, ma anche istituzionali e militari, cioè della sicurezza, non è passo che si possa fare senza i dovuti passaggi istituzionali. Per questo Chigi non avrebbe in nessun caso potuto evitare di smentire non solo accordi già firmati ma anche intese arrivate quasi al traguardo. In compenso il comunicato della presidenza del consiglio non nega affatto che l’interlocuzione sia in corso. Del resto lo avevano già detto molto esplicitamente sia il ministro della Difesa Crosetto che il sottosegretario Butti. Palazzo Chigi si limita a ribadire: “Le interlocuzioni con SpaceX rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati”.
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Musk, del resto, non nasconde affatto l’interesse per l’affare. Prima fa uscire su X il suo uomo in Italia Andrea Stroppa. Poi gli risponde di persona: “Siamo pronti a fornire all’Italia la connettività più sicura e avanzata. Risparmi per l’Italia di 8 mld e fornitura in pochi mesi invece che in 8-10 anni”. Sul fatto che Starlink sia oggi all’avanguardia il tycoon non mente e non esagera. Peraltro tra i problemi enormi che creerebbe l’affidamento delle telecomunicazioni alla sua azienda c’è anche il fatto che sarebbe il colpo di grazia per il progetto di costruire un autonomo sistema satellitare di difesa europeo, Iris2.
L’opposizione non si può accontentare della smentita. Il Pd insiste perché il governo riferisca in aula: “Non abbiamo mai parlato di accordi già conclusi. La nota non chiarisce sulle trattative. Serve chiarimento in Parlamento”. Conte accusa “i patrioti al governo” di voler “mettere la sicurezza nazionale nelle mani di Musk”. Calenda si scatena: “Si può mettere la sicurezza nazionale nelle mani di un pazzo?”. Renzi è più pragmatico: “Bloomberg dice che l’Italia è pronta a pagare un mld e mezzo per Starlink. Ma non si può dare un mld e mezzo a un privato senza gara. Andremo fino in fondo”. Andare fino in fondo in questo momento non sarà facile. Il governo sguscerà e si riparerà dietro la “normalità” di un’interlocuzione aziendale quasi obbligatoria.
La realtà è che la premier, senza nemmeno consultare una squadra che considera fatta nella migliore delle ipotesi da comprimari, sta cercando una strada che le permetta di stringere un’alleanza robusta ma non vassalla con Trump e Musk senza per questo rompere con la Ue. Diserterà l’insediamento del prossimo 20 gennaio, pur essendo stata invitata, per non confondersi con la truppa della destra radicale europea, leader che Trump considera vassalli e la Ue nemici interni. Neppure vuole essere inscritta nella lunga lista di esponenti dell’establishment europeo che guardano al vecchio e nuovo presidente americano con ostilità neppure celata. La sua ambizione è imporsi come sola leader pienamente affidabile per entrambi ma non subordinata a nessuno dei due per poi sfruttare a fondo la rendita di posizione. Per questo, complice l’urgenza del caso Sala, ha anticipato i tempi con l’incontro a sorpresa di Mar-a-Lago.
Prima di partire la premier si era premurata di avvertire non i suoi ministri, tenuti all’oscuro, ma la presidente von der Leyen, alleata con la quale non intende arrivare a strappi. Se l’intesa con Musk arriverà o meno al traguardo dipenderà in buona parte dalla capacità della premier di poter procedere senza dover arrivare a scontri frontali con l’Europa. Altre considerazioni, come l’affidare a un tycoon che è anche punto di riferimento dell’estrema destra il controllo sulla sicurezza e sui dati degli italiani, oppure come le preoccupazioni espresse dal presidente Mattarella sul rischio che rappresentano per la democrazia corporation forti quanto e più degli Stati, non sembrano riguardarla.