La denuncia di Collettivo rotte balcaniche

Così la polizia bulgara ha lasciato morire tre ragazzini nella neve

Gli agenti hanno impedito a attivisti di andare a salvarli e, ricevute le esatte posizioni dei ragazzi, non li hanno soccorsi. La denuncia di Collettivo rotte balcaniche

Cronaca - di Angela Nocioni

8 Gennaio 2025 alle 15:30

Condividi l'articolo

AP Photo/Kemal Softic
AP Photo/Kemal Softic

Avevano 15, 16 e 17 anni Alì, Samir e Yasser. Egiziani. Sono morti di freddo, i corpi sono stati in parte mangiate da animali selvatici. E’ accaduto vicino alla città di Burgas nella zona sudorientale della Bulgaria in piena rotta balcanica. La Bulgaria è appena entrata nell’area Schengen. Potevano facilmente essere salvati tutti e tre, erano riusciti a far arrivare la loro posizione a attivisti di No name kitchen e del Collettivo rotte balcaniche che hanno tentato in ogni modo di raggiungerli ma la polizia di frontiera bulgara ha impedito agli attivisti di soccorrerli in tempo. Hanno potuto solo recuperare i loro corpi.

Nelle prime ore del mattino del 27 dicembre era arrivata la segnalazione di tre minorenni soli e a rischio immediato di morte. I video mostravano due di loro sdraiati, privi di sensi, sulla neve. Gli attivisti hanno chiamato il numero di emergenza 112 numerose volte, chiedendo assistenza immediata. Raccontano gli attivisti di essersi organizzati in “squadre di soccorso che hanno subito cercato di raggiungere le persone al più presto, ben sapendo per esperienza che la polizia di frontiera è solita omettere il soccorso delle persone in movimento o respingerle in Turchia, pratica dichiarata illegale da tutti i trattati internazionali, specie se nei confronti di minori non accompagnati” e di essere stati “bloccati più volte dalle pattuglie della polizia di frontiera” che gli ha impedito di raggiungere i minori. “Hanno quindi esortato la polizia a farlo ma sono state minacciate e brutalmente allontanate. Il 28 dicembre, le squadre di soccorso sono riuscite finalmente a raggiungere i luoghi delle prime due segnalazioni, condivise il giorno prima con il 112, e hanno trovato due adolescenti morti. Uno era coperto di neve, l’altro era sdraiato con la testa in una pozzanghera”. Il 29 dicembre sono andati nell’ultima posizione ricevuta. “Non solo hanno trovato il terzo corpo, ma parti di esso erano lacerate: un piede e la testa erano stati mangiati dagli animali. Mentre il primo corpo è stato trovato a 20 metri dalla posizione segnalata alle autorità, gli ultimi due corpi sono stati trovati alle precise coordinate GPS fornite al 112 ed erano chiaramente visibili lungo il sentiero”.

Il Collettivo rotte balcaniche denuncia: “Sulle risposte delle autorità sembrano esserci due sole spiegazioni possibili: o hanno visto e abbandonato le persone moribonde dopo averle trovate, oppure non hanno mai raggiunto le loro posizioni, pur avendo chiare indicazioni. Distinte impronte di stivali militari sulla neve intorno a uno dei corpi – poi cancellate quando la Polizia di frontiera ha dovuto recuperare il corpo – suggeriscono che degli agenti erano presenti nelle ore precedenti, ma non hanno soccorso la persona, forse quando poteva ancora essere salvata. Sebbene su scala minore, le autorità sono state violente anche verso gli attivisti: oltre a numerose intimidazioni, la Polizia di frontiera ha costretto una squadra a camminare al gelo di notte per ore, ha ordinato a un soccorritore di trasportare a mano uno dei corpi senza vita, e altri ad essere trasportati nel bagagliaio dell’auto della polizia. Pratiche in linea con quanto avviene da tempo e di cui il Collettivo Rotte Balcaniche è testimone dall’estate del 2023. Omissioni di soccorso nei confronti di persone che richiedono assistenza medica urgente, respingimenti in Turchia di persone in gravi condizioni mediche, morti e una repressione sempre più dura nei confronti di chi porta la propria solidarietà”.

Solo pochi giorni prima, dopo aver soccorso tre persone, quattro soccorritori del Collettivo Rotte Balcaniche sono state detenute per l’intera notte in una stanza fatiscente e senza materassi in una caserma (l’Unità ne ha dato notizia il 4 gennaio in prima pagina), e lo stesso è avvenuto il 29 dicembre ad alcuni componenti di No name kitchen ed è la quinta volta da settembre.

8 Gennaio 2025

Condividi l'articolo