La circolare e la protesta

La repressione dei detenuti in Sicilia inizia a Siracusa, il Garante Villari: “Clima teso, il carcere rischia di esplodere”

La norma approvata lo scorso novembre dal Provveditorato ha posto nuovi divieti su cibo e abbigliamento. Da due giorni sono in corso battiture e scioperi che hanno bloccato le quotidiane attività del penitenziario. Tra reclusi e amministrazione penitenziaria non vi è dialogo. Questo potrà solo peggiorare le cose, considerato anche il recente Decreto Sicurezza varato dal governo. L'iniziativa dei garanti territoriali

Giustizia - di Andrea Aversa

9 Gennaio 2025 alle 17:30

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Fonte UILPA Polizia Penitenziaria
Fonte UILPA Polizia Penitenziaria

La protesta continua” e “sta coinvolgendo tutti i detenuti“. Al momento “il carcere è fermo, tutte le attività, a partire da quelle in cucina sono bloccate“. Ai detenuti “gli agenti portano cibo freddo e confezionato“. Il pericolo è che “la protesta degeneri“, perché tra l’amministrazione penitenziaria e i detenuti non vi è dialogo ma un muro contro muro, è una sfida che “i reclusi sono destinati a perdere e le conseguenze, considerato il recente decreto sicurezza varato dal governo, potrebbero essere disastrose“.

Cosa sta accadendo nel carcere di Cavadonna a Siracusa: l’ordinanza, i divieti e le proteste

Queste le dichiarazioni del Garante per i diritti dei detenuti di Siracusa Giovanni Villari che a l’Unità ha spiegato quello che sta accadendo nel carcere di Cavadonna. Riavvolgiamo il nastro e facciamo un salto indietro nel tempo. Lo scorso 19 novembre, il Provveditorato della Regione Sicilia ha approvato una circolare che ha disposto per tutte le carceri dell’isola dei nuovi divieti. Tra questi il possesso di abiti di marca e di avere dall’esterno o acquistare nel penitenziario alimenti come salumi, pesce, formaggi (solo se stagionati), farina, lievito, vino e birra. Il provvedimento sarebbe dovuto entrare in vigore dal prossimo 13 gennaio, a Siracusa – invece – la repressione è iniziata nel giorno dell’Epifania.

L’iniziativa del Garante Giovanni Villari

Lo scopo della circolare è quello di uniformare l’alimentazione per tutti i penitenziari della regione, eccetto casi specifici e motivati – ha affermato Villari – Questo per un detenuto ha significato la soppressione di un diritto. Quello di avere un momento di ‘libertà’ e di ‘evasione’ dalla quotidianità. Quando sono andato a verificare di persona la situazione, ho trovato un clima incandescente. E nonostante abbia avuto un cordiale confronto con la direzione, sono sicuro che da parte loro e della Regione non ci saranno aperture. Insieme ad altri garanti siamo in contatto con Santi Consolo, garante regionale con il quale scriveremo un comunicato stampa da inviare al Provveditore“.

L’inferno di Siracusa

Non è chiaro se questa circolare sarà presa d’esempio da altre regioni, così come il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) non ha reso noto se tale disposizione è stata motivata da direttive nazionali. “C’è una confusione amministrativa e istituzionale molto grave – ha dichiarato Villari – Come si fa a non capire che ogni penitenziario è diverso da un altro, già solo per come è strutturato e per il numero di detenuti che ospita. A Siracusa, poi, il contesto – come in tutte le carceri italiane – è disastroso: ci sono 200 reclusi in più della capienza prevista, ci sono pochi agenti e operatori, il servizio sanitario funziona poco e male.

Sovraffollamento, diritto alla salute e malati psichiatrici

Detenuti malati di tumore non possono andare a fare le visite in ospedale perché non c’è chi li accompagna. E infine – ha continuato Villarici sono casi gravi di detenuti con problemi psichiatrici: queste persone, che spesso fuori non hanno nessuno ad aspettarle, non dovrebbero stare in carcere. E su questo il mio ricordo va a Giuseppe, un giovane affetto da tali patologie che lo scorso anno si è tolto la vita. Sarebbe dovuto andare in una Rems ma non c’era posto per lui. Non dimenticherò mai le lacrime di dolore del padre“.

La nota dell’associazione Sbarre di Zucchero

Ha dichiarato Monica Bizaj, Presidente dell’associazione Sbarre di Zucchero APS: “Siamo molto preoccupati per quanto sta succedendo nelle carceri siciliane. Dopo un anno funestato da suicidi e da decessi per altra causa, come mai successo prima, in una situazione di sovraffollamento ormai ingestibile, con la carenza quasi totale di opportunità di formazione e lavoro per un riscatto personale e sociale, crediamo che continuare a mortificare il percorso di esecuzione penale delle persone ristrette, senza validi motivi di sicurezza, possa solo innescare sconforto e violenza. Auspichiamo quindi un dialogo aperto e costruttivo tra Provveditorato siciliano, Garanti dei detenuti e Magistratura di Sorveglianza, che porti ad un netto dietrofront su questa insensata circolare“.

9 Gennaio 2025

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