I divieti e la rivolta
Visita del magistrato di sorveglianza nel carcere di Siracusa: per ora stop alla protesta dei detenuti
La circolare approvata dal Provveditorato della Regione Sicilia ha scatenato la rabbia dei reclusi. L'iniziativa del Garante per i diritti dei detenuti Giovanni Villari dopo la segnalazione dell'associazione Sbarre di Zucchero e la mediazione del pm
Giustizia - di Andrea Aversa
È di poco fa la notizia relativa alla visita presso il carcere di Cavadonna a Siracusa del magistrato di sorveglianza. Lo ha appreso l’Unità grazie al Garante per i diritti dei detenuti della città siciliana, Giovanni Villari. L’ingresso del pm nel penitenziario è stato motivato dal clima di tensione creatosi all’interno della struttura detentiva. Da tre giorni, infatti, i detenuti hanno messo in atto una duplice protesta, da un lato la ‘classica’ battitura in diversi orari del giorno, dall’altro il blocco di varie attività interne al carcere, compresa quella della cucina.
Visita del magistrato di sorveglianza nel carcere di Siracusa
Il motivo? La circolare approvata dal Provveditorato della Regione Sicilia lo scorso novembre che ha disposto i seguenti divieti: il possesso di abiti di marca e di avere dall’esterno o acquistare nel penitenziario alimenti come salumi, pesce, formaggi (solo se stagionati), farina, lievito, vino e birra. Il provvedimento ha scatenato la rabbia dei reclusi che non sono riusciti a dialogare con l’amministrazione penitenziaria. Insomma, la norma non sarà ritirata e molto probabilmente sarà adottata, dal prossimo 13 gennaio, da altre carceri dell’isola.
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Per ora stop alla protesta dei detenuti
Non si sa se alla base del dispositivo ci fosse una direttiva nazionale (su questo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Dap è ‘latitante’) che sarà poi assimilata anche dalle altre regioni italiane. L’intervento della magistratura di sorveglianza ha impedito che la situazione dentro il carcere peggiorasse, così come auspicato dal Garante Villari. Per ora i detenuti hanno fatto un piccolo passo indietro, evitando lo ‘scontro’ con la direzione del penitenziario e sospendendo la protesta. La palla, di fatto, è stata passata alle istituzioni che avrebbero promesso qualche apertura nei confronti dei reclusi.