La circolare della discordia

Cosa è stato vietato ai detenuti delle carceri siciliane: repressione in atto anche a Catania ed Enna

Il Provveditorato della Regione Sicilia ha introdotto una norma che vieta specifici marchi di abbigliamento e l'introduzione, l'acquisto e l'uso di particolari alimenti. La protesta a Siracusa, l'iniziativa dei garanti e le segnalazioni giunte da altre città dell'isola. Per il Provveditore Maurizio Veneziano le disposizioni sono, "improntate ai principi di parità di condizioni fra i reclusi, di garanzia dell'ordine e della sicurezza penitenziaria e di tutela della salute della popolazione detenuta"

Giustizia - di Andrea Aversa

10 Gennaio 2025 alle 17:23

Condividi l'articolo

Cosa è stato vietato ai detenuti delle carceri siciliane: repressione in atto anche a Catania ed Enna

Non solo Siracusa e ben prima della fatidica data del 13 gennaio, anche a Catania ed Enna sono entrati in vigore i divieti disposti dalla circolare approvata lo scorso novembre dal Provveditorato della Regione Sicilia. Ai detenuti delle carceri siciliane, con il nuovo anno, sarà impedito di indossare capi di specifici marchi di abbigliamento e di acquistare o avere dall’esterno determinati alimenti. Sono state tante le segnalazioni di molti parenti dei reclusi inviate all’associazione Sbarre di Zucchero e giunte alla nostra redazione. In questo articolo pubblichiamo qualche estratto della circolare in questione con parte dell’elenco dei cibi vietati.

Cosa è stato vietato ai detenuti delle carceri siciliane

L’Unità si è occupato in questi giorni delle proteste avvenute nel carcere di Cavadonna a Siracusa. I detenuti a partire dallo scorso 6 gennaio e per tre giorni hanno messo in atto la tradizionale battitura e bloccato tutte le attività lavorative nelle quali sono coinvolti. Solo l’intervento del Garante per i diritti dei detenuti della città Giovanni Villari e del magistrato di sorveglianza hanno consentito un’apertura da parte della direzione nei confronti dei detenuti. Così il dialogo si è sostituito, per ora, alla rivolta. Ora, i divieti imposti dalla circolare, si stanno estendendo a macchia d’olio anche negli altri penitenziari dell’isola, tra cui il Bicocca di Catania e la casa circondariale Luigi Bodenza di Enna.

Le reazioni dei parenti dei detenuti

Ecco due messaggi prevenuti alla nostra redazione da parte di alcuni parenti dei detenuti: “Non sono più ammessi giubbotti, con quel po’ di imbottitura per combattere il freddo, né lenzuola di pail, non più scaldacollo né pigiami di pail, nulla, sono destinati a morire di freddo, in quanto non ci sono i riscaldamenti. Oltretutto gli fanno mancare anche l’acqua. La dignità è un diritto di ogni essere umano, la galera è già il loro pegno da pagare, ma non si deve toccare la dignità di una persona“; “È una cosa assurda e disumana, queste persone hanno sbagliato e stanno pagando le loro colpe ma è sbagliato trattarle come bestie in gabbia. Tralasciando gli indumenti firmati che può essere corretto vietarli perché non tutti i familiari li possono comprare, perché non fargli avere lenzuola o pigiami in pail o plaid o giubbotti soprattutto con questo freddo e con l’assenza di riscaldamenti“.

La circolare e la repressione a Catania, Enna e Siracusa

Queste, invece, le dichiarazioni riportate da Siracusa News del Provveditore della Regione Sicilia Maurizio Veneziano che ha così motivato la decisione di approvare tale circolare: “La scelta di individuare un elenco di generi (alimentari, abbigliamento e altro), che possono essere acquistati dai detenuti, nasce dalla necessità di garantire il principio di parità di condizioni tra le persone private della libertà, per assicurare una gestione penitenziaria equilibrata ed equa, consentendo solamente il possesso ed il consumo dei generi non indicativi di una posizione di privilegio, quali sono i beni di lusso o voluttuari. La ratio è quella di eliminare le disomogeneità presenti sul territorio, che sono percepite dalle persone ristrette come differenze di trattamento non comprensibili e inconciliabili con il dovere di imparzialità dell’amministrazione penitenziaria. Alcuni beni potrebbero essere indicatori di uno status di privilegio e questo determinerebbe posizioni di leadership e favorirebbe dinamiche di scambio illecito con ricadute pregiudizievoli sull’ordine e la sicurezza penitenziaria.

Le dichiarazioni del provveditore Maurizio Veneziano

Il nostro dovere è quello di garantire parità di condizioni a tutte le persone private della libertà, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, economiche e di appartenenza. Inoltre, è prioritaria l’esigenza di non consentire la consegna ai detenuti di quei generi, anche alimentari, che non sono facilmente controllabili senza manomissioni e che comporterebbero un inevitabile rischio per l’ordine e la sicurezza penitenziaria. Controllare invasivamente i predetti generi, quali ad esempio quelli alimentari, determinerebbe, altresì, un grave rischio e nocumento per la tutela della salute delle persone private della libertà. Le ragioni della circolare sono improntate ai principi di parità di condizioni fra i reclusi, di garanzia dell’ordine e della sicurezza penitenziaria e di tutela della salute della popolazione detenuta“.

La lista dei marchi e degli alimenti vietati

10 Gennaio 2025

Condividi l'articolo