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Trump colpevole per il caso Stormy Daniels, è il primo presidente USA dalla fedina penale sporca: perché non sarà punito

AP Photo/Evan Vucci

AP Photo/Evan Vucci

Donald Trump è stato riconosciuto colpevole dalla Corte di New York di 32 reati. Non sono pochissimi. La condanna si riferisce al pagamento di una “tangente” di 130 mila dollari ad una pornostar che minacciava di rendere pubblica la storia segreta tra i due proprio alla vigilia delle elezioni del 2016, che poi Trump vinse.

I reati si riferiscono al modo nel quale fu pagata questa tangente, falsificando i bilanci di una azienda e anche i rendiconti delle spese elettorali. I giudici hanno trovato Trump colpevole anche di avere inquinato il confronto elettorale di quell’anno, quando sconfisse per pochissimi voti Hillary Clinton. (Per la verità Clinton prese alcuni milioni di voti più di lui, ma per il complicato sistema elettorale americano la vittoria andò a Trump). E questa sembra la sua colpa più grave.
La Corte di New York, dopo aver dichiarato la condanna di Trump, ha stabilito che sulla base del diritto all’immunità presidenziale a Trump non può essere assegnata nessuna pena. Né detentiva e neppure economica. E quindi il suo diventa il primo caso della storia americana di imputato condannato ma non punito.

Trump ha reagito con furia a questa pronuncia. Lui si era in precedenza rivolto alla Corte Suprema per chiedere che la sentenza non fosse letta. Ma proprio l’altra sera la Corte Suprema aveva respinto la sua istanza. E così ieri mattina il giudice Juan Merchan ha pronunciato la sentenza spiegando che il fatto che l’imputato è il futuro presidente degli Stati Uniti impedisce di stabilire la pena ma non di emettere la condanna. Trump, ha detto, è colpevole. Trump ha annunciato che farà ricorso, cioè andrà in appello. Però negli Stati Uniti l’appello è un istituto molto complesso. Non è come da noi. L’onere della prova non è più dell’accusa ma spetta alla difesa. Cioè deve essere la difesa a dimostrare che sulla base di nuove circostanze emerse dopo la sentenza di primo grado è provata l’innocenza dell’imputato. Cosa che non avviene quasi mai.

A questo punto Donald Trump si prepara a insediarsi alla Casa Bianca, il 20 gennaio, con diversi primati. Tenendo conto che era stato già condannato per abusi sessuali, qualche mese fa, nei confronti di una giornalista americana – gli fu inflitta solo una pena pecuniaria e cioè il pagamento di un risarcimento di 5 milioni alla vittima – Trump sarà il primo presidente degli Stati Uniti con una fedina penale bella sporchetta. Naturalmente si può ragionare sulle ingerenze della giustizia in politica. Però è ben noto che furono i repubblicani i primi ad usare l’arma dell’impeachment per il comportamento sessuale di un presidente. Provarono a spodestare Bill Clinton accusandolo di avere avuto un rapporto sessuale, consenziente, con una stagista. Clinton finì sulla graticola ma alla fine il Senato negò l’impeachment.

Diciamo la verità. Così, senza grandi analisi politiche. L’America non aveva mai avuto un presidente tanto sputtanato. Ha avuto grandissimi presidenti, come Washington, Adams, Lincoln. Roosevelt, forse Kennedy, e presidenti scadenti, o un pochino sanguinari, come per esempio Ulisse Grant tra i protagonisti dello sterminio dei nativi americani (i pellerossa), ma anche Johnson e Nixon che rasero al suolo il Vietnam del Nord, o il giovane Bush condottiero della folle guerra in Iraq e in Afghanistan. Però un personaggio così scadente e folkloristico, che ora vorrebbe anche invadere il Canada e la Groenlandia, francamente non si era mai visto.