A Montecitorio
Giustizia, la riforma della separazione delle carriere passa alla Camera
174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. Assieme alla maggioranza, hanno votato a favore Azione e Più Europa. L'Associazione Nazionale Magistrati invoca la protesta contro il governo. Esulta la maggioranza
Giustizia - di Redazione Web
Il traguardo é lontano e il percorso irto di ostacoli, ma la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati incassa il via libera della Camera e supera di slancio la prima tappa. Presentato dal governo a Montecitorio a metà giugno dello scorso anno, il disegno di legge ottiene 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. Assieme alla maggioranza, hanno votato a favore Azione e Più Europa, mentre Italia Viva si é astenuta perché, pur concordando con la ratio della riforma, é contraria al sistema del sorteggio. Hanno votato contro invece Pd, M5s e Avs. L’esito del voto é stato accolto con un applauso dal centrodestra. Essendo una riforma costituzionale occorreranno tuttavia quattro letture conformi da parte dei due rami del Parlamento e se i voti favorevoli nelle ultime due letture non raggiungeranno la richiesta maggioranza di due terzi, le norme del disegno di legge saranno sottoposte ad un referendum confermativo. “Credo che il percorso della riforma – che ora passa al Senato – sarà abbastanza rapido e confido che potremo chiuderla abbastanza velocemente“, ha affermato il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani.
Giustizia: la riforma della separazione delle carriere passa alla Camera
Queste le novità contenute nella riforma sulla modifica il Titolo IV della Costituzione che introduce la separazione delle carriere dei magistrati dei magistrati requirenti e giudicanti. DUE CSM: vengono previsti due distinti organi di autogoverno, il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. La presidenza di entrambi i Csm é attribuita al Presidente della Repubblica, mentre sono membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, rispettivamente, il primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri componenti di ciascuno dei Csm sono estratti a sorte, per un terzo da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti. Si prevede, inoltre, che i vicepresidenti di ciascuno degli organi sono eletti fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. I componenti designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. I componenti non possono, finche’ sono in carica, essere iscritti negli albi professionali né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
- Separazione delle carriere, De Raho all’attacco: “Guai a chi tocca i PM”
- Separazione delle carriere, alt del governo agli emendamenti di Forza Italia: “Bisogna correre”
- Separazione delle carriere, Meloni punta sul referendum per non rischiare sul premierato…
- Separazione delle carriere in Aula, il governo: “Parola ai cittadini”
Cosa prevede la riforma
ALTA CORTE DISCIPLINARE: l’altra novità riguarda l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare alla quale é attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, sia giudicanti che requirenti. L’organo é composto da 15 giudici così selezionati: 3 componenti nominati dal Presidente della Repubblica; 3 componenti estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune; 6 componenti estratti a sorte tra i magistrati giudicanti in possesso di specifici requisiti; 3 componenti estratti a sorte tra i magistrati requirenti in possesso di specifici requisiti. Il presidente dell’Alta Corte deve essere individuato tra i componenti nominati dal Presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. Si prevede la possibilità di impugnare le sentenze dell’Alta Corte dinnanzi all’Alta Corte medesima, che giudica in composizione differente rispetto al giudizio di prima istanza. I giudici dell’Alta Corte durano in carica quattro anni. L’incarico non può essere rinnovato. L’ufficio di giudice dell’Alta Corte é incompatibile con quelli di membro del Parlamento, del Parlamento europeo, di un Consiglio regionale e del Governo, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni altra carica e ufficio indicati dalla legge.
Due Csm e la Corte Disciplinare
Al plauso della maggioranza di Governo, espresso in particolare dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, con un “non é vulnus alla democrazia“, dal Vice Ministro Francesco Paolo Sisto e dal sottosegretario Andrea Delmastro, secondo il quale “é uno snodo epocale“, replicano con durezza le tutte le componenti dell’Associazione nazionale Magistrati. Per la maggioranza, sostiene Sisto, “la separazione delle carriere é un evento naturale. Qualcuno sostiene che celerebbe lo scopo di porre il pubblico ministero sotto il potere esecutivo: si tratta di una notizia falsa e tendenziosa, perché la riforma non tocca l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati“. Assolutamente contraria e criticamente compatta la magistratura. “La posizione di Magistratura Indipendente é di netta contrarietà a tutti gli aspetti della riforma, ossia la separazione delle carriere, la designazione dei componenti togati del Csm mediante sorteggio, lo svilimento del ruolo del Csm, cui è sottratta la funzione di giudice disciplinare. La separazione delle carriere rafforzerà la posizione dei pubblici ministeri e non risolverà i problemi che affliggono la giustizia“, afferma la Presidente di Magistratura Indipendente ed ex consigliera del Csm, Loredana Miccichè.
Le reazioni della politica e della magistratura
Per Magistratura Democratica “quella costituzionale sulla giustizia non é una riforma con cui si separa alcunché, ma si crea un nuovo corpo di burocrati, benché chiamati giudici, ed un nuovo corpo di accusatori, non più pubblici ministeri orientati a fini di giustizia e perciò autonomi e indipendenti, bensì avvocati della polizia, dipendenti dalle investigazioni della polizia e, in ottica futura, destinati a finire sotto il controllo del potere esecutivo e del governo di turno“. La componente di Md ha chiesto all’Associazione nazionale magistrati “forme di protesta decise e ferme“, ovvero che “in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario” – previste per fine gennaio – “i magistrati, con toga indosso e copia della Costituzione alla mano, abbandonino l’aula nel momento in cui il rappresentante del Ministero della Giustizia prenderà la parola“. “Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura – sottolinea l’Anm -. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani. La separazione delle carriere determina l’isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l’allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé“.