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Chi è Marina Terragni, nuova Garante per l’Infanzia e “femminista radicale”: la giornalista anti-gender e Gpa scelta dalla destra

Chi è Marina Terragni, nuova Garante per l’Infanzia e “femminista radicale”: la giornalista anti-gender e Gpa scelta dalla destra

Femminista sì, ma “critica”. È il profilo di Marina Terragni, nominata dai presidenti del Senato e della Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, come nuova Garante per l’infanzia e l’adolescenza al posto della uscente Carla Garlatti, ex presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste.

Un nome e una storia molto diverso, quello di Terragni: scrittrice e giornalista, è una firma del Foglio e del Corriere della Sera, ma soprattutto non risulta avere quella preparazione da giurista che avevano le precedenti Garanti, la stessa Garlatti e prima ancora Filomena Albano.

Terragni è una femminista che fa parte di quella “corrente” che viene definita nel mondo anglosassone “Terf”, ovvero “trans-exclusionary radical feminist” (femminista radicale trans-escludente), acronimo che nel mondo anglosassone è da alcuni considerato un vero e proprio insulto: le escluse in queste caso sono le donne transgender, al centro della battaglia delle femministe come J. K. Rowling, la scrittrice della saga di Harry Potter e probabilmente la femminista “Terf” più nota.

Idee radical-femministe che la nuova Garante per l’infanzia e l’adolescenza, esponente del movimento radfem (“femministe radicali gender critical”), ha espresso nei suoi libri in cui si schiera contro le “teorie gender”, la maternità surrogata e l’uso farmaci bloccanti della pubertà. In “Temporary Mother: Utero in affitto e mercato dei figli”, Terragni attacca con ferocia la gestazione per altri, definita un “mercato” del corpo. In “Gli uomini ci rubano tutto” rivendica un femminismo radicale e non negoziabile, che “non chiede pari opportunità, non elemosina porti, non si compiace del vittimismo”.

Sulla stessa linea dei crociati anti-woke come Elon Musk e Donald Trump, non a caso apprezzata dalle testate di destra nostrane e ospite anche ad Atreju, il festival meloniano, Terragni si è schierata contro l’inclusione delle donne transgender negli sport femminili.

Una nomina che sembra dunque inserirsi nella battaglia portata avanti dalla maggioranza, in testa la ministra delle Pari opportunità e della famiglia Eugenia Roccella, contro l’universo Lgbtqia+ e le famiglie arcobaleno. Non a caso Terragni è stata presidente del Gender equality advisory council del G7 nel 2024, fortemente voluta proprio dalla ministra Roccella.

“Le uniche volte in cui ha parlato di bambini è stato per dire che quelli trans non esistono”, rileva Roberta Paregiani, avvocata e portavoce del Mit (Movimento identità trans). “Ci sembra ovvio che il governo Meloni abbia scambiato un incarico terzo, di garanzia, con uno politico: la nomina di Terragni è un atto politico che offre una copertura femminista alle azioni della destra”.