Benjamin Netanyahu disinnesca l’estrema destra messianica che sostiene il suo governo e firma l’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dopo 15 mesi di incessanti bombardamenti seguiti all’attacco terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023.
La svolta è arrivata nella notte italiana, quando i rappresentanti di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar hanno firmato ufficialmente l’accordo sugli ostaggi a Doha, con un giorno di ritardo e dopo aver superato gli ultimi ostacoli che erano sorti nella giornata di giovedì, quando dopo l’annuncio del presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden era sorte inattese complicazioni.
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Accordo approvato poi venerdì mattina anche dal gabinetto di sicurezza israeliano, che con una nota conferma come “dopo aver esaminato tutti gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari, e comprendendo che l’accordo proposto sostiene il raggiungimento degli obiettivi della guerra, la Commissione dei Ministri per gli Affari di Sicurezza Nazionale (Gabinetto politico) ha raccomandato al governo di approvare il piano proposto”.
Il via libera è costato caro politicamente al premier e leader del Likud: Bezalel Smotrich, leader del partito di estrema destra Sionismo Religioso e ministro delle Finanze, ha annunciato il voto contrario all’accordo pur restando nella maggioranza di governo.
Secondo quanto riferisce il canale israeliano Channel 12 News, Smotrich avrebbe raggiunto una intesa con Netanyahu: quest’ultimo ha assicurato all’alleato il ritorno ai combattimenti a Gaza dell’IDF dopo la prima fase del cessate il fuoco temporaneo, oltre al controllo degli aiuti umanitari trasferiti all’enclave palestinese.
Netanyahu nell’approvare l’accordo ha ottenuto la garanzia dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e dal futuro inquilino della Casa Bianca Donald Trump che potrà riprendere la guerra nella Striscia di Gaza, se non dovesse reggere la seconda fase dell’accordo con Hamas.
Si è arrivati invece alla rottura con l’altro esponente dell’estrema destra messianica israeliana, Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza interna e capo di Potere Ebraico: aveva infatti annunciato l’abbandono del governo in caso di approvazione dell’accordo. “Amo il primo ministro Benjamin Netanyahu e mi assicurerò che continui ad essere premier, ma me ne andrò perché l’accordo firmato è disastroso”, ha scritto su X il ministro dell’ultradestra.