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‘L’abisso dell’oblio’, la graphic novel-capolavoro nella quale Rodrigo Terrasa e Paco Roca ricordano l’orrore del franchismo

Fonte cover del fumetto

Fonte cover del fumetto

Dopo decenni dalla morte del padre, Pepica Celda ha ottenuto la vittoria di una vita. Grazie alla sua forza e alla sua determinazione, la donna ormai 80enne, è riuscita a far riesumare i resti del papà per farli identificare. Lo stesso accadrà con altre tante persone, finite nelle fosse comuni organizzate dai soldati alle dipendenze del dittatore spagnolo Francisco Franco. Questo è avvenuto grazie al supporto di varie associazioni spinte da una legge approvata dal governo Zapatero e da un team di archeologi, che ha permesso di dare nome e cognome e una degna sepoltura alle tante vittime del franchismo.

‘L’abisso dell’oblio’, la graphic novel-capolavoro di Rodrigo Terrasa e Paco Roca

Questo viaggio nella memoria, nel ricordo di ciò che è stata questa orrenda dittatura, nelle emozioni e nei tormenti delle tante famiglie che hanno visto sparire i propri cari sapendo già la tremenda sorte che li avrebbe colpiti, è stato raccontato con maestria, dolcezza e arte da Rodrigo TerrasaPaco Roca, autori della meravigliosa graphic novel ‘L’abisso dell’oblio‘. Un’opera che è storia ma anche verità e giustizia, una narrazione strutturata con continui flashback attraverso i quali è stata raccontata la battaglia di Pepica ma anche le vicende di Jose Celda e di tanti altri uomini che come lui sono stati uccisi dal regime.

Un viaggio nella storia, nella memoria per la verità e la giustizia

Una storia vera mostrata con una sceneggiatura avvincente, chiara e commovente, accompagnata da disegni splendidi e in grado di comunicare ciò che i protagonisti hanno provato e vissuto. Tra questi ce n’è uno memorabile, le cui gesta sono state fondamentali per le tante Pepica al centro del racconto: Leoncio Badia repubblicano punito e costretto a lavorare come becchino e quindi obbligato a seppellire le persone fucilate dai militari.

Gli orrori del franchismo e la dignità delle vittime del regime

Badia, dopo aver scavato le fosse, puliva e disponeva con ordine i cadaveri ma soprattutto ne conservava, ad esempio, pezzi dei loro vestiti, proprio per consentire alle mogli, alle madri, alle figlie di riconoscerli. Infine, Badia consentiva a queste donne di entrare di nascosto al cimitero per dare l’ultimo saluto ai loro cari prima di coprirne i corpi con la terra.