Il documento Onu
Decreto Sicurezza, anche l’Onu denuncia il rischio per diritti civili e politici: la lettera nel cassetto di Meloni
Un documento Onu che denuncia il rischio violazione delle convenzioni sui diritti umani, civili e politici
Politica - di Leonardo Fiorentini
Proprio nei giorni in cui la mobilitazione contro il DdL sicurezza si diffonde per il paese con le manifestazioni della rete “A Pieno Regime” nelle maggiori città è spuntata fuori una lettera che è nel cassetto della Presidente Meloni dal 19 dicembre. Si tratta di un documento firmato da ben sei relatori speciali dell’alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che analizza il provvedimento ora in discussione in commissione al Senato, evidenziando le norme in contrasto con le convenzioni internazionali.
Come sottolinea Susanna Ronconi, responsabile internazionale di Forum Droghe, “vengono richiamati sette articoli della convenzione sui Diritti Umani a rischio violazione: l’articolo 9 sul diritto alla libertà e contro l’arbitraria detenzione, il 12 sulla libertà di movimento, il 14 sul giusto processo, il 17 sul diritto alla privacy, il 19 sul diritto all’espressione e all’opinione, il 21 sul diritto a riunirsi in assemblea pubblica e a manifestare e il 22 sul diritto all’associazione tra cittadini. Inoltre – continua Ronconi – ci sono rischi di violazione di altre singole convenzioni come la Convenzione sui Diritti Civili e Politici, quella contro la Discriminazione Razziale e quella di Aarhus, la Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione e la giustizia in materia ambientale”.
Per gli esperti dell’ONU la vaghezza delle previsioni e le pene sproporzionate rappresentano una minaccia diretta ai principi fondamentali di equità e giustizia. Impedire proteste pacifiche vicino a infrastrutture pubbliche e considerare blocchi stradali alla stregua di atti violenti è configurabile quindi un attacco diretto alla libertà di espressione, così come tutelato dal diritto internazionale. Così come rendere indifferente ai fini della sanzione partecipare ad una rivolta violenta in carcere, o disobbedire ad un ordine in modo passivo, rivela l’intento meramente repressivo del provvedimento fortemente voluto dalla destra italiana al governo. La revoca poi della cittadinanza per alcuni reati è una misura che viola le norme internazionali che prevengono l’apolidia, mettendo a rischio uno dei diritti essenziali di un individuo, l’appartenenza a una nazione, da cui discendono molti altri. Senza dimenticare, a proposito di sproporzione e irragionevolezza delle norme, le norme che colpiscono il settore della canapa industriale, equiparandolo alla cannabis psicotropa. Una scelta puramente ideologica, miope e punitiva.
I relatori delle Nazioni Unite non hanno fatto altro che mettere nero su bianco quello che hanno denunciato le voci che si sono levate in questi mesi contro il DdL Sicurezza. La grande manifestazione del 14 dicembre scorso a Roma ha reso evidente che esiste un movimento diffuso che non vuole stare a guardare mentre vengono minati i diritti fondamentali.
Che questo DdL venga approvato così com’è o modificato per eliminare le norme più controverse, una cosa è certa: il cambiamento non arriverà se non ci sarà dal basso una mobilitazione di una società civile forte e unita. È tempo di alzare la voce per difendere la democrazia, i diritti umani e il rispetto delle convenzioni internazionali. E al Presidente della Repubblica va chiesto con forza di vigilare e intervenire, perché l’Italia non tradisca non solo i suoi principi fondanti scritti nella Costituzione ma anche quelli ribaditi nelle convenzioni internazionali che ha sottoscritto. Il documento dell’ONU e il dialogo con Susanna Ronconi nell’ep. 53 del podcast Fuoriluogo su tutte le piattaforme.