L'operazione in Cisgiordania

Cosa sta succedendo in Cisgiordania: l’operazione ‘Muro di ferro’ di Israele a Jenin

L’Idf lancia l’operazione militare “Muro di ferro” a Jenin. Intanto Trump revoca le sanzioni ai coloni israeliani che hanno commesso violenze

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

22 Gennaio 2025 alle 11:00

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AP Photo/Majdi Mohammed – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Majdi Mohammed – Associated Press / LaPresse

A Gaza, la ripresa della guerra è solo questione di tempo. In Cisgiordania, invece, è già iniziata l’operazione “Muro di ferro”. Il riferimento è alla guerra appena interrotta a Gaza – Spade di ferro – e a quella combattuta 23 anni fa in Cisgiordania, Scudo/Muro in ebraico. Come nel 2002 le truppe entrano massicce nei territori palestinesi, allora l’offensiva era stata ordinata dal premier Ariel Sharon per fermare gli attacchi kamikaze nelle città israeliana, l’intervento più imponente in Cisgiordania dal conflitto dei Sei Giorni.

“Su indicazione del gabinetto politico-sicurezza, l’Idf, lo Shin Bet e la Polizia di Israele hanno avviato oggi un’operazione militare – denominata Muro di ferro – vasta e significativa per combattere il terrorismo a Jenin. Questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria (Cisgiordania). Agiamo in modo sistematico e deciso contro l’asse iraniano ovunque esso estenda le sue mani: a Gaza, in Libano, in Siria, in Yemen, in Giudea e Samaria. E non finisce qui”, proclama il premier israeliano.

Il bilancio di sangue cresce di ora in ora: almeno otto palestinesi sono morti e altri 35 sono rimasti feriti nel corso dell’operazione lanciata ieri dalle forze israeliane a Jenin. Lo ha riferito il ministero della Sanità palestinese, citato dall’agenzia di stampa Wafa. L’operazione – informa l’esercito israeliano – dovrebbe continuare nei prossimi giorni e vi parteciperanno molte forze dell’Idf, tra cui membri di unità speciali, lo Shin Bet e le Forze speciali. Lo scopo dell’operazione è di distruggere e neutralizzare le infrastrutture terroristiche e le «bombe ad orologeria». Hamas ha lanciato un appello per una mobilitazione generale in Cisgiordania.Invitiamo le masse del nostro popolo in Cisgiordania e la sua gioventù rivoluzionaria a mobilitarsi e a intensificare lo scontro con l’esercito di occupazione”, si legge in una nota di Hamas. L’obiettivo, prosegue il comunicato, deve essere quello di “sventare la vasta aggressione sionista contro la città di Jenin e il suo accampamento”.

L’Ufficio Onu per i diritti umani in Palestina ha espresso «allarme» per «un’ondata di nuova violenza da parte dei coloni e dalle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata, in concomitanza con l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco di Gaza e il rilascio di ostaggi e detenuti». Un’ondata di violenza accompagnata «da maggiori restrizioni alla libertà di movimento dei palestinesi in Cisgiordania, tra cui la chiusura completa di alcuni posti di blocco e la creazione di nuovi ingressi, confinando di fatto intere comunità», secondo quanto riferito in un comunicato. Una violenza sistematica, portata avanti da bande di coloni oltranzisti, sostenuti dall’estrema destra al governo, contro villaggi palestinesi. Un’inchiesta dell’esercito israeliano ha riferito che “decine di civili israeliani, alcuni dei quali a volto coperto, sono arrivati di notte nella zona di al-Funduq, hanno incendiato proprietà e causato danni”. Gli aggressori coinvolti nell’attacco ad al-Funduq e al villaggio adiacente di Jinsafut “hanno lanciato pietre e attaccato le forze di sicurezza”, ha aggiunto l’esercito. Lo riporta il Times of Israel. I palestinesi affermano che negli attacchi sono rimaste ferite 21 persone.

Intanto, il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha informato il ministro della Difesa Israel Katz che andrà in pensione il 6 marzo 2025 «in virtù del riconoscimento della mia responsabilità per il fallimento dell’Idf il 7 ottobre e nel momento in cui l’esercito ha registrato risultati significativi ed eccezionali durante l’attuazione dell’accordo per il rilascio dei rapiti». Insieme ad Halevi, si è dimesso anche il generale Yaron Finkelman, capo del comando militare Sud di Israele, responsabile di Gaza. I leader dei partiti di opposizione della Knesset hanno chiesto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di seguire l’esempio del capo di stato maggiore dell’Idf, generale Herzi Halevi, e di dimettersi. Ma di dimettersi, Netanyahu non ha alcuna intenzione. Per lui, la guerra permanente è un’assicurazione sulla sua vita politica. Anche se questo può far saltare la tregua a Gaza. Quanto al neopresidente Usa, non ha perso tempo. Donald Trump ha firmato, nello Studio Ovale, l’ordine esecutivo per revocare le sanzioni sui coloni israeliani macchiatisi di episodi di violenza in Cisgiordania. Gioisce l’estrema destra israeliana. L’amico Donald è tornato.

22 Gennaio 2025

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