Alfredo Cospito è stato assolto insieme ad altri 11 anarchici dal giudice per le indagini preliminari di Perugia in relazione alle attività della rivista Vetriolo considerata “clandestina” con imputazioni di istigazione a delinquere e istigazione all’evasione aggravate dalla finalità di terrorismo. Ma prima di essere assolto Cospito aveva preso la parola da remoto nel carcere di Sassari Bancali “per ringraziare” la celebrazione dell’udienza.
“Mi tocca ringraziarvi – sono state le sue parole-. Dopo un anno di silenzio grazie al vostro imbarazzante e anacronistico procedimento penale mi è concesso di esprimere il mio pensiero pubblicamente anche se per il breve tempo di un battito d’ali oggi posso strapparmi il bavaglio, la mordacchia medioevale di un 41bis che un governo di centrosinistra anni fa mi ha applicato per mettere a tacere la mia voce scomoda per quanto minoritaria e ininfluente ma certo nemica di questa vostra democrazia. Questi due anni di regime speciale mi hanno definitivamente aperto gli occhi sul vero volto del vostro diritto, delle vostre garanzie costituzionali rivelando un sistema criminogeno fatto di totalitarismo osceno quanto crudo e assassino”.
Il procedimento denominato “Sibilla” era nato nel 2021. Anni di intercettazioni e pedinamenti, 22mila atti. Il gup ha deciso il non a luogo a procedere. Ovviamente non sapremo mai i costi di questa inchiesta perché sul tema vige una sorta di segreto di Stato. In nome della sacra lotta al terrorismo, pure in tempo di repressione senza sovversione, procure e apparati investigativi fanno quello che vogliono. Incontrollati e incontrollabili. “In questa aula – ha aggiunto Cospito dal carcere di Sassari Bancali – stiamo subendo un processo inquisitoriale basato su una intervista rilasciata con regolare posta carceraria e non come vuol far credere l’accusa attraverso il colloquio con mia sorella trascinata in aula per il solo fatto di continuare imperterrita a fare colloqui con il fratello. Classica strategia di tutti i regimi autoritari nel mondo, usata regolarmente al 41bis per fare terreno bruciato di ogni legame affettivo con l’esterno”.
Alfredo Cospito, protagonista di un lunghissimo sciopero della fame nel 2023 per ricordare a tutti la tortura del 41bis che riguarda oltre 700 detenuti non demorde e continua a denunciare “una concezione del diritto degna della vostra epoca. Questa è la lebbra che chiamate civiltà”. Intanto in diversi tribunali del paese sono in corso inchieste a carico di persone che parteciparono ai cortei e alle manifestazioni di solidarietà a Cospito, uno dei pochi punti di riferimento di una opposizione che fa fatica a realizzarsi.