Le decisioni del Gip

Neonata rapita a Cosenza, Rosa Vespa resta in cella: scarcerato il marito Moses Acqua, era all’oscuro del piano

Cronaca - di Redazione

24 Gennaio 2025 alle 15:34

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Neonata rapita a Cosenza, Rosa Vespa resta in cella: scarcerato il marito Moses Acqua, era all’oscuro del piano

Per il momento i destini di Moses Acqua e della moglie Rosa Vespa si separano. Il 43enne di origini nigeriane ha lasciato il carcere di Castrovillari, dove era recluso dal 22 gennaio dopo il rapimento di una neonata nella clinica “Sacro Cuore” di Cosenza. La coppia era stata rintracciata dalla polizia già poche ore dopo il rapimento della bambina, Sofia, che era stata riportata dai suoi veri genitori il giorno stesso.

Decisivo l’interrogatorio effettuato questa mattina davanti al gip Claudia Pingitore e al pm Bruno Tridico, ai quali sia Acqua che la moglie Rosa Vespa hanno deciso di rispondere per raccontare la loro versione della storia.

In particolare il pm Tridico ha chiesto la scarcerazione dell’uomo, che si era proclamato innocente e all’oscuro della finta gravidanza orchestrata dalla moglie e del piano per il rapimento della neonata, accolta dal giudice. “Il mio assistito – ha detto il suo difensore, Gianluca Garritano – è stato creduto totalmente perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza portata avanti dalla moglie. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie. Rosa Vespa – ha aggiunto Garritano – aveva un pancione credibile che la faceva sembrare incinta. Ha mostrato al marito anche una lettera di dimissioni dalla clinica”.

Per il pm che ne ha chiesto la scarcerazione la presenza di Moses Acqua all’interno della “Sacro Cuore” di Cosenza, dove lui e la moglie erano stati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza, non indica che l’uomo fosse a conoscenza del piano della moglie del rapimento di un neonato: il 43enne era convinto di andare a prendere Ansel, il bambino che la moglie avrebbe dato alla luce.

Rosa Vespa al contrario si sarebbe addossata tutta la responsabilità di quanto accaduto, confermando di fatto quanto già emerso nella prima fase dell’indagine, cioè che il marito fosse all’oscuro di tutto: il gip Pingitore per lei ha convalidato la custodia in carcere.

Il suo legale, l’avvocato Teresa Garritano, ha chiesto per la sua assistita l’applicazione di una misura meno afflittiva rispetto alla custodia in carcere, per la quale il gip si è riservato di decidere, e l’autorizzazione a sottoporre la 51enne a una visita medico-psichiatrica in carcere, richiesta alla quale il pm Tridico non si è opposto.

di: Redazione - 24 Gennaio 2025

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