Il vicepresidente del gruppo Pd-Idp
Parla Paolo Ciani: “La vergogna di Nordio e Piantedosi, Meloni dia spiegazioni: lo deve alle vittime di Almasri”
«Non sono nuovi gli accordi con la Libia che acconsentono il ripetersi di violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti. È grazie a persone come Almasri e ai suoi centri di detenzione che il governo può rivendicare il calo dei flussi»
Interviste - di Umberto De Giovannangeli
Paolo Ciani, segretario nazionale di Democrazia Solidale, Vicepresidente del gruppo Pd-Idp alla Camera dei deputati. Cosa racconta il “caso Almasri”?
Quanto è accaduto nelle prime ore di domenica 19 gennaio 2025 a Torino è molto inquietante. Da diverso tempo la Corte Penale internazionale dell’Aja attenzionava Almasri, già capo della polizia penitenziaria in Libia e saputo che si trovava in Europa e si stava recando in Italia ha diramato un mandato di arresto internazionale. Giustamente le nostre forze dell’ordine, una volta intercettato su territorio italiano, hanno proceduto con l’arresto. Oltre ad essere il responsabile di alcuni centri di detenzione libici già noti e accusati dalle Nazioni Unite da diverse Ong di essere luoghi dove avvengono torture e violenze, ha avuto un ruolo cruciale nel traffico illegale di centinaia di persone migranti ed è accusato di aver reclutato minori nelle forze di polizia del carcere della Rada. È quindi di difficile comprensione il motivo del suo successivo rilascio e rapido ritorno in Libia, per giunta tramite volo di Stato comodamente organizzato e che si è risolto in un viaggio trionfale verso Tripoli, dove è stato accolto dai festeggiamenti dei suoi sostenitori.
Il che aggiorna il “dossier libico” e l’azione italiana.
In questi anni le vicende dei rapporti con la Libia sono state particolarmente oscure, ma i risultati di quelle vicende, purtroppo, sono davanti agli occhi di tutti da troppo tempo. Personalmente ricordo bene quando Papa Francesco ha definito i centri di detenzione in Libia: “i lager del nostro secolo”. Si sono moltiplicate testimonianze, immagini, video di quanto accade quotidianamente da anni in quei luoghi. Ecco, quei lager sono gestiti da persone, da esseri umani e sembra che Almasri sia uno dei responsabili di tante delle violenze e dei crimini avvenuti all’interno di questi luoghi. Il suo rilascio è stato giustificato dal Ministro Nordio con un ‘vizio procedurale’, ragion per cui non è stato convalidato l’arresto, ignorando completamente le prove messe a disposizione dalla Corte penale internazionale. Mentre uomini e donne, ragazzi e ragazze, subivano torture e violenze atroci nei lager libici, Almasri prima era allo stadio a vedere la partita, poi aspettava il proprio ritorno a bordo di un Falcon, aereo di Stato, battente bandiera italiana per rientrare in Libia. E dinanzi ad una persona accusata di violazioni dei diritti umani sulla pelle di donne e uomini e bambini in questi luoghi atroci, il Ministro Nordio annunciava la propria ‘complessa valutazione del caso’ quando l’epilogo della vicenda era già stato deciso: dal Ministero della Giustizia non è infatti pervenuta comunicazione alcuna alla Corte di Appello di Roma affinché venisse convalidato l’arresto, perché il Ministro Nordio stava ancora “valutando l’azione di intraprendere”.
In Parlamento si è presentato il ministro dell’Interno. Con quali risultati?
Altrettanto paradossali sono le ricostruzioni giunte dal ministro Piantedosi nell’aula del Parlamento. Ha affermato che hanno rimpatriato un ricercato dalla Corte penale internazionale con un aereo di Stato per un problema di sicurezza. Purtroppo, sembrerebbe più corretto dire che hanno organizzato la fuga dalla Corte Penale di un criminale e torturatore che fa affari con i trafficanti di esseri umani. Siamo di fronte a ricostruzioni improbabili che gridano vendetta. La verità sulla vicenda ancora nessuno l’ha detta realmente. È impossibile che questi avvenimenti siano accaduti senza l’avallo – o la direzione – di Palazzo Chigi, ed è per questo che chiediamo che sia la presidente del Consiglio Meloni a fare chiarezza in Parlamento su quanto è realmente accaduto. Ad oggi abbiamo due ministri, Nordio e Piantedosi, che – purtroppo per loro e per noi – hanno fornito ricostruzioni contrastanti e lacunose, incapaci di spiegare cosa sia successo davvero. È indiscutibile che questa vicenda abbia avuto un avallo politico e non si può spiegare in termini “tecnici”.
Cosa indica questo modus pensandi oltre che operandi?
Una esplicita manifestazione dell’idea dell’attuale Governo: che il potere politico possa essere al di sopra della legge e degli organi giuridici competenti, che si permette di contrastare le disposizioni della Corte penale internazionale e della nostra stessa Costituzione. Una tendenza che sta diventando abitudine, già a partire dal decreto ‘Paesi sicuri’ approvato esclusivamente per aggirare la normativa europea in merito e poter rendere praticabili i trattenimenti in Albania, in quel nuovo ed inutile monumento al furore ideologico della destra costato oltre 800 milioni di euro. Che mi dicono peraltro che a breve potrebbe riaprire le porte ad un nuovo arrivo di migranti ‘selezionati’ in alto mare, noncuranti dell’antico adagio: errare è umano, perseverare è diabolico… In questa vicenda grigia e triste per il nostro Paese, non si può fare a meno di pensare a tutte le persone che hanno subito e continuano a subire violenze atroci (alcuni sono stati uccisi, molti hanno subito violenze sessuali e psicologiche) in quei luoghi, ed è in loro nome e per dar loro giustizia che chiediamo cosa sia accaduto e perché il Governo abbia deciso di liberare tanto rapidamente Almasri e farlo tornare accompagnato e trionfalmente in Libia in quell’aeroporto di Mitiga costruito con i lavori forzati dei migranti-schiavi.
Una domanda che attende risposta da Palazzo Chigi.
Ma forse la risposta a questa domanda è più semplice di quanto si pensi: non sono nuovi gli accordi che da tempo l’Italia intrattiene con la Libia, spesso oggetto di scontro e pareri politici opposti. Accordi, questi ultimi, che silenziosamente acconsentono il ripetersi di trattamenti inumani e degradanti nei confronti di persone migranti e degli stessi cittadini libici. Quegli accordi di esternalizzazione delle frontiere che l’Italia e l’Europa hanno operato chiudendo gli occhi dinanzi alla quotidiana violazione dei diritti umani. Del resto, è “grazie” a persone come Almasri e ai centri di detenzione come quelli di Mitiga che il Governo può continuare a sostenere che i flussi migratori siano contenuti e diminuiti. E dagli analoghi accordi stipulati con la Tunisia o la Turchia. Senza ammettere e dichiarare che è comunque da quelle coste che continuano a partire i migranti che continuano a morire nelle acque del Mediterraneo o che solo ieri hanno fatto raggiungere gli oltre 600 posti all’hotspot di Lampedusa, duecento oltre la sua capienza massima e lo scorso ottobre sono state registrate oltre il migliaio di persone sbarcate sulle coste dell’Isola.
Che Governo è quello che agisce in questo modo?
Lo stesso Governo, la cui Presidente del Consiglio Giorgia Meloni definì prioritaria la ricerca, “per tutto il globo terracqueo”, di scafisti e responsabili del traffico illegale di esseri umani, ha deciso di liberare e rimandare in Patria, impunemente, uno degli autori principali delle torture nei lager libici e dei rapporti con i trafficanti di esseri umani. La responsabilità penale individuale di un uomo, per il nostro diritto, per la nostra civiltà, è molto importante e decidere di liberare una persona sulla quale pendono mandati di cattura internazionali per crimini contro l’umanità è una scelta politica importante e significativa della quale il Governo deve dare conto.
Guardando ad un futuro che si fa presente, cosa determinerà il rientro trionfale a Tripoli di un personaggio del genere?
La liberazione di Almasri contribuirà a favorire le continue violazioni dei diritti umani in Libia a scapito di persone innocenti: noi aspettiamo e in nome dei tanti torturati, in nome di chi è morto, in nome di chi non ce l’ha fatta ma anche in nome del diritto – penso a chi quotidianamente si batte per i diritti umani, per i diritti delle persone, di coloro che hanno subito uno schiaffo grave da quello che è accaduto – vogliamo aver conto dal Governo di come questa violazione sia stata possibile.
Gli accordi con i libici non possono prevalere sul rispetto dei diritti umani e dei Tribunali internazionali. Ma forse si ritiene che l’esecutivo possa ritenersi sciolto dagli obblighi internazionali che derivano da Convenzioni e Trattati internazionali che garantiscono i diritti fondamentali della persona e vietano la tortura e altri trattamenti disumani o degradanti. Come se l’articolo 117 della Costituzione fosse ormai un mero richiamo formale privo di effettiva applicazione. Al di là delle spinte provenienti dall’Unione europea per un rafforzamento dei rapporti di collaborazione con le autorità libiche, senza farsi alcuna illusione sui rapporti di forza che vedono prevalere su scala globale la esternalizzazione dei controlli di frontiera e l’abbattimento del diritto di asilo, occorre continuare la battaglia quotidiana per ostacolare queste politiche di morte e tentare di salvare il maggior numero di persone, promuovendo ogni possibile intervento solidale, dove gli Stati sacrificano vite umane nel tentativo di “difendere i confini nazionali”.