Africa

Caos in Congo: i ribelli M23 prendono Goma, nella Regione in cui venne ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio

L'offensiva era in corso da tempo, l'accelerazione improvvisa. La regione è ricchissima di materie prime come il coltan, minerale essenziale per i microchip di smartphone e altri dispositivi digitali

News - di Redazione Web

27 Gennaio 2025 alle 17:59

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A UN armoured personnel carrier burns during clashes with M23 rebels outside Goma, Democratic Republic of the Congo, Saturday, Jan. 25, 2024. (AP Photo/Moses Sawasawa)
A UN armoured personnel carrier burns during clashes with M23 rebels outside Goma, Democratic Republic of the Congo, Saturday, Jan. 25, 2024. (AP Photo/Moses Sawasawa)

Caos nella Repubblica Democratica del Congo, dove l’avanzata fulminea del gruppo M23 arriva a Goma e fa tremare Kinshasa, mette in allarme tutta al Regione di Grandi Laghi, da sempre in bilico tra guerre e tensioni, ricchissima di materie prime. Migliaia di civili sono in fuga. Almeno 13 caschi blu della missione di pace delle Nazioni Unite sono stati uccisi. Evasione di massa da una prigione di Goma dov’erano detenute circa tremila persone. La Regione è quella in cui nel febbraio del 2021 venne ucciso in un agguato l’ambasciatore italiano Luca Attanasio.

Il gruppo ha annunciato la presa di Goma – città da oltre un milione di abitanti – il governo di Kinshasa ha smentito. L’offensiva si era allargata un anno fa dalle roccaforti di Masisi e Rutshuru. Prima di entrare a Goma il gruppo aveva dato un ultimatum alle forze governative per chiedere loro di smettere di difendere la città. A scatenare questo acceleramento improvviso, l’uccisione del governatore della provincia, il generale Peter Crimwami, ferito mentre ispezionava le truppe in prima linea. Al momento sembra che M23 abbia preso il controllo di aree nell’est, ricche di giacimenti minerari.

L’offensiva del gruppo M23 si era intensificata nelle ultime settimane, aveva provocato più di 400mila sfollati. I presidenti di Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, Félix Tshisekedi e Paul Kagame, avrebbero dovuto partecipare nei prossimi giorni a una riunione d’emergenza mediata dal Kenya per trovare un accordo e sospendere i combattimenti. Il ministro degli Esteri di Kinshasa ha accusato il Ruanda, Kigali invece accusa Kinshasa di sostenere forze che vorrebbero rovesciare il potere in Ruanda e rivendica di voler tutelare la minoranza Tutsi.

Chi sono i ribelli dell’M23

I ribelli dell’M23 sono prevalentemente di etnia Tutsi e rivendicano un ruolo protettivo nei confronti dei Tutsi congolesi: è il gruppo che venne massacrato nella carneficina del genocidio del Ruanda nel 1994 dalla maggioranza hutu. Il gruppo si è costituito nel 2012, il nome si riferisce al 23 marzo del 2009, la data dell’accordo che mise fine a una precedente rivolta, che però i ribelli lamentano non venne rispettato nei termini dell’integrazione dei Tutsi nell’esercito e nell’amministrazione della Repubblica congolese. I Tutsi occuparono Goma per alcuni giorni, prima di ritirarsi, già nel 2012 dopo le pressioni internazionali e in particolare del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il gruppo vuole controllare il Nord Kivu, regione di Goma, ricchissima di materie prima come il coltan – il minerale da cui sono estratti elementi essenziali per i microchip di smartphone e dispositivi digitali – oltre che importante snodo commerciale tra Uganda, Ruanda e Kenya. I ribelli sono sostenuti dal Ruanda. Secondo i report dell’ONU, nella RDC sono presenti tra le tremila e le quattromila truppe ruandesi.

Dopo la morte di 13 soldati delle forze di pace dei caschi blu, è arrivato anche l’appello del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres che ha invitato il Ruanda a ritirare le sue forze dal territorio della Repubblica Democratica del Congo e il gruppo ribelle M23 a fermare la sua avanzata. Anche il Kenya prova a mediare. “Sono state chiuse le frontiere con il Ruanda”, hanno confermato diversi operatori umanitari citati da RaiNews. “Nessuno entra, nessuno esce, a parte alcuni membri del personale delle Nazioni Unite e le loro famiglie che sono stati evacuati questa mattina”.

27 Gennaio 2025

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