Triste 27 gennaio
Giornata della Memoria perduta: il 14% degli italiani negazionisti della Shoah, nel 2004 erano il 2,7%
Il 15,9% pensa invece che l'Olocausto non abbia prodotto così tante vittime come sostenuto
News - di Redazione Web
Hai voglia a celebrare, a ricordare: i film sulla deportazione e la carneficina, le interviste ai pochi sopravvissuti ancora in vita, le attività organizzate tra scuola e società. Hai voglia a parlare e riparlare della Shoa: in Italia resta altissimo il numero di chi pensa che la strage degli ebrei organizzata e architettata dal nazifascismo non si sia mai consumata. 14,1%, il dato di negazionisti calcolato da Eurispes nel Rapporto Italia 2024, a far venire i brividi il confronto con il 2004, quando era al 2,7%.
Il 27 gennaio è diventato la Giornata della Memoria perché il 27 gennaio del 1945 i soldati sovietici dell’Armata Rossa entrarono nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia. La data è stata scelta e istituita dalle Nazioni Unite nel 2005: un’occasione per ricordare lo sterminio di ebrei, rom, omosessuali, prigionieri politici e altre minoranze etniche e religiose organizzato dalla Germania nazista con la collaborazione dei suoi alleati, tra cui l’Italia fascista durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Il 15,9% pensa invece che l’Olocausto non abbia prodotto così tante vittime come sostenuto. “Il disaccordo verso queste due affermazioni, è importante sottolinearlo, supera l’84% delle risposte. Ma la quota dei cittadini italiani revisionisti e, addirittura, negazionisti, appare sorprendente, in considerazione della gravità di una simile realtà storica inoppugnabile e ben nota”, si legge sul sito Eurispes.
I negazionisti stando alle precedenti indagini Eurispes erano il 15,6% nel 2020 e il 2,7% nel 2,7%. La quota più alta di negazionisti della Shoah si trova tra chi non si sente politicamente rappresentato (19,7%). E la differenza non ricalcherebbe l’appartenenza ideologica a destra o sinistra. Il 54% degli italiani inoltre è preoccupato da episodi di antisemitismo, per il 55,4% conseguenza di un linguaggio infarcito di odio e fascismo.
Il negazionismo e l’antisemitismo continuano ad alimentarsi con vecchi stereotipi: per il 33,4% gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario, per il 29,2% i mezzi d’informazione, per il 27,5% le scelte politiche occidentali. Dati che sono il risultato di anni di disinformazione, di revisionismo storico, di confusione e caos su fonti e testimonianze. Non è un caso che il dato schizzi in alto negli anni in cui l’ultradestra avanza in mezzo mondo, in alcuni casi senza nascondere le proprie nostalgie nazifasciste, perfino nella civilissima Europa.
Così mentre Afd rischia di vincere le elezioni in Germania e mentre Elon Musk si esibisce in un saluto romano all’insediamento di Donald Trump di nuovo Presidente degli Stati Uniti, si aggiunge il peso delle conseguenze del governo di Israele nella sua operazione militare in risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023: secondo l’ultimo bilancio nella Striscia di Gaza sono morte 47.306 persone, in maggioranza civili, tra cui donne e bambini – per Lancet in realtà i morti sono stati tra i 55mila e i 78mila.
“Oggi l’antisemitismo dilaga – ha scritto il direttore dell’Unità Piero Sansonetti – È bastato un fuoco a farlo divampare in tutto il mondo. In pochi minuti un numero incredibile di persone ha stabilito che opporsi alle politiche violente e dissennate di Netanyahu coincidesse con la denuncia delle malefatte dei ‘perfidi giudei’. Siamo tornati agli anni Trenta. Lo spettro del sionismo – male dei mali – per giustificare le idee e le parole più orrende. Cosa c’entra – mi chiedo – la difesa del popolo della Palestina con il cancro antisemita? E come si può cadere di nuovo nell’orrore dei pregiudizi e nell’uso di parole faziose e piene di odio?”.