Le capriole della premier
Meloni in Arabia Saudita, cosa diceva la premier di Bin Salman: ma per la premier “non c’è contraddizione”
In due anni a Palazzo Chigi Giorgia Meloni ci ha abituati all’incoerenza e ai voltafaccia, dal garantismo a targhe alterne, manettara quando era all’opposizione e rispettosa dell’innocenza fino al terzo grado di giudizio ora che è al governo, all’annosa questione delle accise sulla benzina. L’ultimo capitolo del “doppio volto” meloniano arriva dal suo più recente viaggio all’estero, quello nell’Arabia Saudita del principe Mohamed bin Salman, una missione di Stato che dovrebbe valere per le aziende italiane fino a 10 miliardi di euro tra investimenti e future commesse.
Il faccia a faccia con bin Salman sotto la tenda di Al-Ula e gli accordi col Paese arabo e la promessa di nuovi grossi affari bastano alla premier per dimenticare il passato anche piuttosto recente in cui, dai banchi dell’opposizione, non aveva timore ad attaccare l’Arabia Saudita, descritto come un “regime fondamentalista”.
Nel punto stampa con i cronisti al seguito della missione araba la premier ovviamente nega tutto: “L’opposizione mi rinfaccia qualsiasi cosa, ma non c’è contraddizione tra quello che dicevo ieri e quello che faccio oggi. Un conto sono gli accordi strategici, altro tema che ho posto in passato è la questione di chi eventualmente dovesse favorire attività di proselitismo in Europa. Non ho cambiato idea, non mi pare ci sia contraddizione”, la sua tesi.
In realtà le parole proferite anche nel recente passato da Meloni sul regime saudita sembrano far emergere una contraddizione piuttosto evidente. Nell’attaccare Matteo Renzi e i suoi rapporti di consulenza col regime, in particolare la Royal commission for Al Ula, l’organismo che fa capo al regno saudita che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del sito di Al-Ula, Meloni ricordava nel 2021 che “Fratelli d’Italia è da sempre l’unica forza politica che ha il coraggio di denunciare i metodi usati da Stati fondamentalisti come l’Arabia Saudita”.
Critiche anche sulle accuse dell’intelligence americana sul ruolo del principe bin Salman come mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso da sicari sauditi all’interno del consolato arabo in Turchia: “Magari la sinistra italiana e tutti coloro che hanno taciuto sugli Stati fondamentalisti islamici, dal Qatar all’Arabia Saudita, finalmente si sveglieranno”, il suo commento sempre nel 2021 ad un servizio tv sulla vicenda.
Tornando indietro, siamo al 2018, l’attuale presidente del Consiglio criticava anche la “scandalosa decisione” di far disputare a Gedda, nel paese saudita, la finale di Supercoppa Italiana tra Juventus e Milan. Tutto dimenticato nel nome della “realpolitik”.