La marcia dei dannati

Gaza, sulla marcia dei palestinesi piovono le bombe israeliane: il 90% senza una casa in cui tornare

Centinaia di migliaia di persone in viaggio verso il nord della Striscia dopo l’accordo sugli ostaggi che ha permesso il passaggio dei gazawi attraverso il corridoio di Netzarim, ma circa il 90% degli sfollati di Gaza non ha una casa in cui tornare

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

29 Gennaio 2025 alle 10:00

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AP Photo/Abdel Kareem Hana
AP Photo/Abdel Kareem Hana

La marcia dei dannati della terra miete le prime vittime. Nadia Mohammed al-Amoudi, bimba palestinese di cinque anni, è stata uccisa e tre persone sono rimaste ferite quando l’esercito israeliano ha bombardato un carro trainato da cavalli nella tarda serata di ieri ad al-Jisr, a ovest del campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza. Lo riporta l’agenzia Wafa. Nel frattempo, migliaia di persone sono ancora in cammino per tornare alle loro case nel nord della Striscia.

Ma la marcia dei dannati è anche la marcia della resilienza palestinese. “Questo è il giorno più felice della mia vita, sento come se la mia anima e la mia vita fossero tornate da me”. Lamees al-Iwady non riesce a trattenere la gioia al suo arrivo a Gaza City dopo aver perso il conto delle volte in cui è stata sfollata in 15 mesi di guerra nella Striscia. La ventiduenne palestinese è tra le centinaia di migliaia di persone che sono riuscite a tornare a piedi e in auto nel nord dell’enclave, grazie alla svolta di domenica sera sul destino dell’ostaggio israeliano Arbel Yehud, della quale intanto la Jihad palestinese ha diffuso un video in cui lei afferma di stare bene.
Dopo una negoziazione serrata, il governo di Benjamin Netanyahu e Hamas hanno infatti concordato di attuare un ulteriore rilascio di ostaggi giovedì, quando saranno liberati Arbel, la soldatessa Agam Berger e un altro rapito.

In cambio, le forze israeliane hanno acconsentito al passaggio dei gazawi attraverso il corridoio di Netzarim – che divide in due la Striscia – permettendo loro di tornare a casa, o a ciò che ne rimane, cioè pressoché niente. Circa il 90% degli sfollati di Gaza che tornano nel nord della Striscia non ha una casa in cui stare, ha detto un funzionario di Hamas ai media del Qatar. In un’intervista con il canale Al Araby, il funzionario ha spiegato che i residenti sfollati devono camminare per più di otto chilometri su strade distrutte e che non ci sono risorse disponibili per accoglierli. «Sono arrivate solo 800 tende», ha detto la fonte, non identificata, chiedendo un’urgente ondata di assistenza umanitaria. Sin dalle prime ore del mattino di lunedì, un fiume di sfollati si è riversato verso la parte settentrionale dell’enclave. Una marea umana di pacchi, buste, carretti, bici e anche automobili per chi è più fortunato: i pochi resti di una vita sventrata dall’ennesima guerra nella Striscia. Nella serata di ieri, Hamas ha riferito che 300.000 civili sono tornati nel nord nella prima giornata di apertura del valico.

Un attraversamento organizzato e che potrebbe richiedere anche giorni di attesa, con contractor egiziani che ispezionano persone e auto con scanner alla ricerca di armi ed esplosivi, perché l’accordo sulla tregua prevede che per tornare a nord si debba essere disarmati. E se da una parte la gioia è il sentimento che riempie la folla finalmente libera di tornare a casa, dall’altra resta la desolazione per una terra ormai ridotta a deserto e a cumuli di macerie da 15 mesi di bombe a tappeto: secondo le stime del governo, la popolazione di Gaza City e del nord avrà bisogno di 135.000 tende e roulotte. “Ma le case le ricostruiremo, anche se sarà con fango e sabbia”, è convinta Lamees.

Ma di questo avviso non è l’inquilino della Casa Bianca. Donald Trump è tornato a ribadire il suo desiderio che i palestinesi lascino un posto “associato alla violenza” come la Striscia di Gaza e si trasferiscano in Egitto e Giordania. Vorrei che vivessero in un’area senza sconvolgimenti, rivoluzioni e violenza”, ha detto il presidente statunitense ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, “Quando guardi la Striscia di Gaza, è un inferno da così tanti anni… Ci sono state varie civiltà su quella striscia. Non è iniziato ora, ma migliaia di anni fa ed è sempre stato un posto associato alla violenza. Si potrebbe far vivere le persone in aree che sono molto più sicure e forse molto migliori e forse molto più comode”. Trump ha evitato di rispondere direttamente alla domanda se questa posizione significhi che non crede più in una soluzione a due stati, e ha detto che il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha accolto la sua idea di trasferire i cittadini di Gaza dicendo che “gli piacerebbe vedere la pace in Medio Oriente” e che sia lui che il sovrano giordano Abdallah “lo farebbero”. “Vorrei che al-Sisi prendesse un po’ di palestinesi. Abbiamo aiutato molto gli egiziani e sono sicuro che lui aiuterebbe noi. E penso che lo farebbe anche il re di Giordania”.

Sia l’Egitto che la Giordania si sono schierati fermamente contro l’idea di Trump, affermando che ai palestinesi dovrebbe essere consentito di rimanere a Gaza.
Intanto, continua la guerra d’Israele contro le agenzie Onu. «L’implacabile assalto all’Unrwa sta danneggiando le vite e il futuro dei palestinesi in tutto il territorio palestinese occupato. Sta erodendo la loro fiducia nella comunità internazionale, mettendo a repentaglio qualsiasi prospettiva di pace e sicurezza». Lo ha detto il capo dell’Agenzia Philippe Lazzarini parlando, durante una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, della decisione di Israele di interrompere ogni contatto con la sua organizzazione.

29 Gennaio 2025

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