Alla fine è dovuta partire “Aurora”, la nave veloce di Seawatch. Perché l’Italia non ha mandato nessuno. L’equipaggio di Aurora è riuscito ad arrivare e a prenderli tutti a bordo. “Abbiamo fame e freddo, veniteci a salvare”. Questo Sos i naufraghi l’hanno affidato a un video fatto al telefono e diffuso da “Mediterranea” ieri mattina.
Sono 32 persone a 76 miglia da Lampedusa. Rischiavano di morire di sete o di essere deportate nei lager tunisini. Una “motovedetta 300” della nostra Guardia costiera è in grado di tenere una velocità di 30 miglia orarie: avrebbe potuto soccorrerli in poco tempo anche col mare grosso. Invece no. Non si è mossa nessuna motovedetta. Uno dei naufraghi è morto. Nell’immobilismo generale è dovuta partire “Aurora”, che ha rischiato molto perché entrando in acque tunisine avrebbe potuto essere sequestrata e l’equipaggio arrestato. Per quattro giorni 32 persone, tra cui alcuni bambini, senza cibo né acqua potabile, sono state appollaiate sulla piattaforma petrolifera Miskar, di proprietà della multinazionale inglese “British Gas”, al largo delle coste tunisine.
- Oltre 30 migranti a rischio della vita su una piattaforma petrolifera, cosa aspettiamo a salvarli?
- In balia delle onde per 14 ore, salvati solo quando la corrente li ha portati in zona Sar italiana
- Bambina di 7 anni rianimata in mare sulla nave Ocean Viking: il padre spedito dal governo a 3 giorni di viaggio
- Le navi italiane vengono usate per deportare, non per soccorrere
Il governo Meloni, che foraggia con miliardi il presidente Saied, sapeva da quattro giorni che erano lì e avrebbe avuto tutto l’agio di comunicare a Tunisi di volersi occupare del salvataggio. I sopravvissuti erano in fuga dalla Libia su un gommone. “Alarm Phone” da subito ha tenuto informate costantemente le autorità italiane e maltesi della situazione di estremo pericolo. Sopra le piattaforme è volato domenica e lunedì l’aereo Seabird della ong Sea-Watch. Il mare ha onde alte e c’è forte vento. Forse è per questo che la guardia tunisina, che non soccorre mai nessuno ma cattura i naufraghi per portarli nei lager in cui vengono poi più volte venduti, non si è mossa subito per andare a catturarli.
C’è una interrogazione del Pd al Parlamento europeo: “Quali misure intende adottare la Commissione per garantire il salvataggio e evitare il respingimento in Tunisia?”. Cioè la deportazione nei lager tunisini fatta, con motovedette date dall’Italia, da criminali finanziati dall’Europa. Ma di quale Europa andiamo cianciando se lasciamo 32 persone moribonde senza acqua né cibo in mezzo al mare in burrasca aspettando che i tunisini le deportino? Possibile che l’unica a muoversi per salvare la vita a 32 persone che gridano aiuto in mezzo al mare sia stata Seawatch?