Lo stop alla Trattativa

Quali sono le condizioni di Putin per la pace tra Russia e Ucraina: la resa di Kiev

Il Cremlino boccia l’idea di un cessate il fuoco di 30 giorni e chiede invece una “pace duratura” alle sue condizioni: niente Nato per Kiev, niente truppe straniere e riconoscimento dei territori ucraini occupati

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

14 Marzo 2025 alle 09:00

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AP Photo/Alexander Zemlianichenko
AP Photo/Alexander Zemlianichenko

Una tregua in Ucraina “dovrebbe essere tale da portare ad una pace duratura e affrontare le cause di fondo del conflitto”. Vladimir Putin respinge la proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni e alza la posta. Una posizione anticipata dallo zar a uso e consumo degli Stati Uniti, prima dell’incontro a porte chiuse avvenuto ieri sera con l’inviato americano Witkoff. “Alcune questioni devono ancora essere affrontate per una tregua in Ucraina” – ha proseguito Putin e la Russia ha ancora bisogno di consultazioni con gli Usa.

Tra le questioni aperte, c’è ad esempio la regione di Kursk. che è “sotto il controllo di Mosca e le forze ucraine nella regione di confine sono ora completamente isolate”, ha detto il presidente russo in conferenza stampa al termine di un incontro con il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko. La proposta di cessate il fuoco di 30 giornideve essere modificata per tenere conto degli interessi della Russia, rappresenta solo l’approccio dell’Ucraina”, rincara la dose il consigliere diplomatico di Putin, Yuri Ushakov, come riporta Interfax. Un cessate il fuoco temporaneo “non è favorevole” a una soluzione “duratura” del conflitto. “Si tratta di misure affrettate che non contribuiscono ad una soluzione duratura”, ha detto alla televisione russa. Parole, quelle pronunciate da Ushakov, che consentono di leggere in controluce la finta apertura di Putin. Le condizioni poste da Mosca alla voce “sfumature” sono chiare: niente Nato per l’Ucraina, via le truppe di Kiev dal Kursk e riconoscimento dei territori ucraini occupati dai russi. Le smentite ufficiali sono di prammatica. Ma la realtà è ben altra. Mosca ha messo sul tavolo negoziale le condizioni per la pace. La “pax russa”. Che sembra non contemplare una tregua temporanea.

Mosca ha presentato agli Usa le condizioni di base per avviare colloqui di pace con l’Ucraina: abbandonare l’ambizione di Kiev di entrare nella Nato, nessuna presenza di truppe straniere in Ucraina dopo la guerra e il riconoscimento a livello internazionale della sovranità della Russia sulla penisola di Crimea e sulle 4 regioni dell’Ucraina occupate durante la guerra (ma che Mosca ancora non controlla interamente). A riportarlo è la Reuters che cita fonti a conoscenza della questione. Le condizioni sono state comunicate negli incontri tra Russia e Stati Uniti delle ultime tre settimane, anche prima dell’annuncio di questa settimana della proposta di un cessate il fuoco parziale di 30 giorni. Non è chiaro se la Russia accetterà di andare avanti nel negoziato senza vedersi garantire queste tre condizioni, peraltro simili alle richieste che il Cremlino aveva precedentemente presentato a Ucraina, Stati Uniti e Nato.

Per Mosca, la Crimea e le regioni ucraine di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk sono «regioni della Federazione Russa» come è scritto nella Costituzione russa, e «questo è un dato di fatto». Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ribadendo alcune delle condizioni del presidente Vladimir Putin per la pace. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti. Peskov non ha voluto commentare la notizia della Reuters secondo cui la Russia ha consegnato agli Usa una lista di richieste per chiudere la guerra. Questioni dirimenti per un negoziato che resta in salita. Ne è ben consapevole l’inviato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff, giunto nella tarda mattinata di ieri a Mosca. L’arrivo dei rappresentanti degli Stati Uniti era stato confermato dal portavoce del Cremlino, che ha annunciato colloqui con il presidente Vladimir Putin. Allo stesso tempo Peskov ha invitato a non dimenticare che i negoziati sull’Ucraina non sono ancora iniziati. Ha inoltre aggiunto che la Russia determinerà la propria posizione sulla risoluzione della situazione dopo aver ricevuto informazioni dai rappresentanti degli Stati Uniti sull’incontro delle delegazioni di Washington e Kiev in Arabia Saudita.

Il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz, ha avuto una telefonata ieri con la sua controparte russa per discutere la proposta di cessate il fuoco concordata tra Ucraina e Stati Uniti, ha confermato la Casa Bianca alla Bbc. dalla portavoce «Esortiamo i russi a sottoscrivere questo piano», ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ai giornalisti, aggiungendo che il presidente «si aspetta che i russi ci aiutino a portare questo piano fino alla meta». Quanto all’atteso incontro tra il presidente russo e l’inviato speciale Usa, è andato in scena nella tarda serata moscovita ed è avvenuto a porte chiuse, segno di una situazione tutt’altro che in discesa, tant’è che il colloquio telefonico tra Putin e Trump, è stato posticipato. Lo riferisce un collaboratore del Cremlino all’agenzia stampa russa Tass.

Da Mosca arriva un altro niet all’Europa. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ribadito che per Mosca è “inaccettabile” l’invio di un contingente straniero peacekeeping in Ucraina, sottolineando che questo comporterebbe il coinvolgimento diretto di questi Paesi nel conflitto con la Russia.
“È assolutamente inaccettabile per noi avere unità delle forze armate di altri Stati dispiegate in Ucraina sotto qualsiasi bandiera, che si tratti di un contingente straniero, di basi militari o di operazioni di mantenimento della pace proposte da coloro che hanno rimosso la parola pace dal loro vocabolario”, ha dichiarato Zakharova in un briefing con la stampa. “Tutto ciò comporterebbe il coinvolgimento di questi Paesi in un conflitto diretto e violento con il nostro Paese, al quale risponderemo con tutti i mezzi disponibili”, ha ammonito la portavoce definendo l’annuncio di piani di dispiegamento di truppe europee come un “passo apertamente provocatorio che non mira a risolvere il conflitto, ma a mantenere le illusioni malsane e dannose” della leadership ucraina.

“È significativo che Washington stia prendendo le distanze dai piani di Londra e Parigi almeno a parole – di schierare qualsiasi tipo di contingente in Ucraina. Penso perché, tra le altre cose, sa bene a cosa questo potrebbe portare da un punto di vista militare”, ha aggiunto Zakharova. Che è tornata a prendere di mira il capo dello Stato italiano. «Le affermazioni del presidente italiano Sergio Mattarella secondo cui la Russia minaccia l’Europa con armi nucleari sono menzogne e falsità», sentenzia Zakharova, citata dalla Tass. Il riferimento è alle parole utilizzate lo scorso 8 marzo dal capo dello Stato durante l’incontro – avvenuto a Hiroshima, in Giappone – con gli «hibakusha», i sopravvissuti dei bombardamenti atomici che posero fine alla II Guerra mondiale. La Russia – aveva detto Mattarella – ha sdoganato quello che fino a ieri non potevamo neppure concepire, con la minaccia di usare l’arma nucleare ai confini dell’Unione europea: «Mosca si è fatta promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare, a cui si aggiungono il blocco dei lavori del Trattato di non proliferazione, instillando l’inaccettabile idea che ordigni nucleari possano divenire strumento ordinario nella gestione dei conflitti, come se non conducessero inevitabilmente alla distruzione totale».

Chi non ha peli sulla lingua è l’autocrate di Minsk. “Gli Stati Uniti non hanno alcun piano per porre fine al conflitto in Ucraina”. Lo ha dichiarato ai cronisti il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, giunto a Mosca per incontrare l’omologo russo, Vladimir Putin. «So per certo che gli americani non hanno alcun piano per il conflitto ucraino, assolutamente nulla», ha detto Lukashenko, «quello che stanno facendo è cercare di capire: cosa vogliono questi? Cosa vogliono quelli? Ne parleremo oggi (ieri per chi legge,ndr) . Vladimir Vladimirovich [Putin] me lo dirà». Prima di dirglielo, lo zar si è fatto immortalare dalle telecamere mentre in mimetica visita le truppe impegnate nel Kursk. Messaggio chiaro: trattare va bene, ma col dito sul grilletto.

Da Mosca a Kiev

“Purtroppo il mondo deve ancora sentire una risposta significativa dalla Russia alle proposte avanzate” al vertice Usa-Ucraina a Gedda. “Ciò dimostra ancora una volta che la Russia cerca di prolungare la guerra e posticipare la pace il più a lungo possibile”. Lo scrive su X Volodymyr Zelensky. “Ci auguriamo che la pressione degli Stati Uniti sia sufficiente a costringere la Russia a porre fine alla guerra. Il nostro team è pronto a continuare a lavorare in modo costruttivo con tutti i partner in America, Europa e altre parti del mondo che sono impegnati ad avvicinare la pace”. Zelensky ha riferito che “la delegazione ucraina mi ha fornito un rapporto dettagliato sul suo incontro con i rappresentanti degli Stati Uniti in Arabia Saudita, compresi i progressi dei negoziati e gli aspetti chiave. È positivo che la conversazione sia stata del tutto costruttiva. L’Ucraina è impegnata a muoversi rapidamente verso la pace e siamo pronti a fare la nostra parte nel creare tutte le condizioni per una pace affidabile, duratura e dignitosa. Ringrazio i nostri team per il fatto che gli aiuti militari e la condivisione di intelligence sono ripresi”.

Zelensky spiega che “i nostri rappresentanti hanno informato la parte statunitense sulle posizioni di principio dell’Ucraina. L’Ucraina era pronta per un cessate il fuoco aereo e marittimo, ma gli Stati Uniti hanno proposto di estenderlo alla terraferma. L’Ucraina accoglie con favore questa proposta. Il controllo di tale cessate il fuoco rimane una questione importante e apprezziamo la volontà degli Stati Uniti di organizzare gli aspetti tecnici di tale controllo. Abbiamo discusso della necessità di garantire la sicurezza, nonché della nostra cooperazione con i partner europei e di ulteriori misure congiunte”. Sul fronte militare, la Russia ha annunciato di aver preso il “pieno controllo” di Sudzha, una città nella regione di Kursk caduta in mano alle forze ucraine subito dopo la loro offensiva dell’agosto scorso. Il ministero della Difesa russo ha affermato in una nota di aver “liberato” Sudzha insieme ad altri due insediamenti nella regione di confine. “Durante le operazioni offensive, le unità del gruppo militare del Nord hanno liberato gli insediamenti di Melovaya, Podol e Sudzha”, si legge nella nota. È il 1.114° giorno di guerra in Ucraina.

14 Marzo 2025

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