Il nuovo album

‘Storie invisibili’, il nuovo album del Banco del Mutuo Soccorso: “Noi, figli dell’Ulisse dantesco saremo partigiani del terzo millennio”

“Se non abbiamo conoscenze siamo semplici burattini, la conoscenza è lo strumento per difendere la libertà”, spiega Vittorio Nocenzi. Che in questa nuova opera musical-narrativa addensa i grumi irrisolti del nostro tempo

Spettacoli - di Graziella Balestrieri

16 Marzo 2025 alle 19:00

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Foto da Facebook/Banco del Mutuo Soccorso Official
Foto da Facebook/Banco del Mutuo Soccorso Official

“Ma alla fine che abbiamo da dimostrare? Siamo partigiani del terzo millennio, che difendono l’individuo come essere pensante. Sono figlio dell’Ulisse dantesco: se non abbiamo conoscenze siamo semplice burattini, la conoscenza è lo strumento per difendere la libertà”. (Vittorio Nocenzi)

È vero: il Banco del Mutuo Soccorso non ha niente da dimostrare, eppure il nuovo album uscito il 21 febbraio, che si intitola Storie Invisibili “aggiunge un altro pezzo fondamentale alla storia di un gruppo che della storia musicale di questo paese è stato ed è una colonna portante. Non solo parliamo di rock progressive, ma parliamo anche di diritti, di lotte sociali, di conoscenza, dell’uomo. E quando si pensa che oggi, nel 2025, sia inutile parlare di rivoluzione, di partigiani del terzo millennio, di individuo come essere pensante, beh sappiate che non c’è niente di più importante e intellettualmente giusto che affrontare in qualunque modo, in questo caso attraverso la musica, il degrado sociale, culturale ed economico che stiamo vivendo. In un mondo che va verso le armi, che perde il proprio tempo pensando agli arsenali, e genera nelle persone uno stato d’ansia e morte di cui i potenti della guerra saranno i colpevoli, la musica può e deve dare una mano. Lo fa il Banco, lo fa attraverso un album che non ha da piegarsi a logiche del mercato, che è strutturato per arrivare in più posti, ma che riparte dalla base per arrivare alla base. Sono le persone che cambiano il mondo, le loro scelte, le loro lotte, le loro idee e la loro sete di conoscenza. Eh, allora sì, se vi state chiedendo “quanto ha senso oggi parlare di rivoluzione, invisibili, pace, partigiani”; la risposta è in questo nuovo album dei Banco ed è -sì; è fondamentale oggi parlare di queste tematiche e di tutto ciò che attraversa, costruisce e distrugge anche l’uomo.

Storie Invisibili va a terminare la “trilogia del ritorno”, ed è la trilogia voluta fortemente dal suo fondatore Vittorio Nocenzi, che nonostante le perdite e i lutti importanti, ha voluto continuare una storia che non deve piegarsi al destino e che ha non solo nella ricerca musicale ancora molto da dare ma è il senso dei Banco che non può fermarsi, perché è giusto farsi sentire, perché il silenzio non porta da nessuna parte.  E allora Studenti, Il Pittore, Non sono Pazzo, Senza Nuvole, Sarà Ottobre, Spiegami il cielo, Solo Meraviglia, Capo Horn non sono brani da compilation, come ha ben dichiarato lo stesso Nocenzi, di cui è autore insieme al figlio Michelangelo e allo scrittore e regista Paolo Logli, ma sono brani che portano alla riflessione, che riportano ad un tempo passato che serve per andare avanti, la storia non solo che non ci passa davanti ma che è stata vissuta e che va ri-fatta in un certo senso, per arrivare a riprendersi quei diritti e quelle libertà che oggi sembrano sempre più lontane.

E più che sembrare un album musicale Storie Invisibili diventa una narrazione musicale, lo è per dimostrazione concreta il brano L’ultimo moro dell’Alhambra, dedicato alla cacciata degli ebrei, degli zingari e degli arabi nel 1492 dalla Spagnaed è tutto così orrendamente attuale”, come lo stesso Vittorio Nocenzi ha dichiarato “Credo che ci avviamo – ha detto – a una vera e propria resistenza da partigiani del terzo millennio. La globalizzazione miope e grossolana ci vuol far credere che siamo solo conti correnti, ma le persone sono creature sacre: siamo le nostre idee, i nostri sogni, le nostre speranze. Tutte le cicatrici assieme sono diventate una nuova corazza, una seconda pelle da vendere cara. Con la nostra musica non possiamo cambiare le cose del mondo, ma di sicuro neanche il silenzio e la rinuncia lo faranno. Noi siamo figli dell’Ulisse dantesco, non dobbiamo temere il confronto con le altre culture, ma incontrarle e accoglierle. Per questo mi è venuto in mente di raccontare la tragica «Reconquista» iberica del XVI secolo, che fa venire in mente immediatamente quanto sta succedendo oggi in Palestina”.

La Palestina, gli ebrei, gli zingari, l’Ucraina, Putin e la Russia, Trump e l’America dal berretto e il grilletto facile, e poi l’Europa, una specie di accozzaglia economica senza arte ma solo e sempre da una parte: quella della guerra. E allora perché un album che non ha ragioni di mercato diventa essenziale? Perché bisogna curare le menti, bisogna distrarsi dai social imbevuti di iene, bisogna tenere strette le persone, bisogna lottare per mantenere quello dove in passato altri, giovani donne e uomini, hanno perso la vita per la libertà che abbiamo oggi. Storie Invisibili è l’ultimo atto di una trilogia che termina ma è anche la storia di un gruppo che continua.
Nati a Roma nel 1968, per mano, anzi per le mani di Vittorio Nocenzi, che segnalato alla RCA dalla allora dea Gabriella Ferri, riesce ad ottenere un’audizione, così mette in piedi punto e in bianco un gruppo format, oltre che da Vittorio stesso, anche dal fratello Gianni al pianoforte, da Gianfranco Coletta alla chitarra, Fabrizio Falco al basso e Mario Achilli alla batteria.

Il Banco del Mutuo Soccorso realizzò tre brani che furono inclusi in una raccolta di nuove formazioni intitolata Sound ‘70 e pubblicata solo su musicassetta. I pezzi di questa raccolta (Vedo il telefono, La mia libertà e Padre Francesco) verranno incisi, qualche settimana dopo il provino, da una formazione già ritoccata, con Claudio Falco alla chitarra e Franco Pontecorvi alla batteria. Il 1971 vede aggiungersi al gruppo, quello che poi sarà la voce storica, Francesco Di Giacomo, e poi Renato D’Angelo e Pierluigi Calderoni, oltre a Marcello Todaro, chitarrista dei Fiori di Campo. Sarà l’aggiunta di questi nuovi elementi nella band, a far sì che il Banco del Mutuo Soccorso inizierà un percorso di ricerca musicale sempre più rivolto alle composizioni progressive, abbandonando in maniera quasi definitiva le sonorità beat che li avevano accompagnati fino a quel momento. La ricerca e la classe alle testiere dei fratelli Nocenzi con l’aggiunti dei preziosi testi di Francesco Di Giacomo, saranno il marchio principale e che distinguerà il Banco del Mutuo Soccorso da molte band dell’epoca e anche attuali.

Nel 1972 esce così il primo album Banco del Mutuo Soccorso con quella copertina che rimase storica: sagomata a forma di salvadanaio di terracotta, e nello stesso anno uscì il secondo album dal titolo Darwin incentrato sulla teoria dell’evoluzione delle specie. Gli anni 70 consacrano Il Banco del Mutuo Soccorso come una delle band, insieme a PFM, Area e Orme, come band fondamentale per il rock progressive in Italia, fino ad arrivare ad oggi con il loro diciannovesimo album (senza contare gli album Live e via dicendo), tanti cambi di formazione, molti artisti e musicisti si sono alternati nel Banco, alcuni anche perché ci hanno lasciati come Rodolfo Maltese e Francesco Di Giacomo.

Ma la storia del Banco del Mutuo non termina, anzi continua negli anni nel portare avanti il proprio progetto non solo di ricerca musicale e sperimentazione, che già in Italia è stato ed è difficilissimo, ma continua nel portare avanti quella “sveglia sonora” che serve a smuovere un po’ i sentimenti? Un po’ l’umano essere? La coscienza, anche. “Non mi svegliate ve ne prego ma lasciate che io dorma questo sonno, sia tranquillo da bambino sia che puzzi del russare da ubriaco “(Non mi rompete, Banco del Mutuo Soccorso, 1973)

16 Marzo 2025

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