La guerra e il dopoguerra
Chi sono i “Paesi Volenterosi”: l’alleanza per l’Ucraina, l’asse Francia-Regno Unito, la posizione dell’Italia
Per Downing Street oltre 30 Paesi pronti all'alleanza. Sicurezza e peacekeeping, l'opzione militare divide. Da dove viene il nome: il precedente
Esteri - di Redazione Web

A sostegno dell’Ucraina, dopo il ritorno sulla scena mondiale del ciclone Donald Trump che ha sparigliato le carte e mandato in crisi strategie, per la ricostruzione dopo la guerra e la sicurezza dell’Europa. È sotto la bandiera dei “Paesi Volenterosi” che si stanno riunendo dietro l’impulso e la guida in particolare di Francia e Regno Unito che avevano lanciato la proposta a inizio marzo. L’iniziativa era stata discussa anche sabato scorso in vertice a distanza, in video, convocato da Londra con i leader di altri 25 Stati. Sarà discussa in maniera più approfondita giovedì prossimo.
È arrivata in concomitanza con i negoziati in corso, soprattutto in Arabia Saudita, per mettere fine al conflitto con un ruolo speciale da parte degli Stati Uniti. Un primo summit era stato promosso a Parigi lo scorso martedì 11 marzo con i capi di Stato Maggiore di oltre trenta Paesi Europei all’Ecole Militaire. Il ministro francese delle Forze Armate, Sébastien Lecornu, ha ricevuto il giorno dopo nell’abbazia reale di Val-de-Grâce gli omologhi di quattro grandi Stati europei per coordinare le azioni a sostegno di Kiev. Erano i ministri di Germania, Italia, Polonia e Regno Unito. Il giorno prima per l’Italia a summit aveva partecipato il generale Luciano Portolano ma in vesti di osservatore, secondo quanto fatto sapere dalla maggioranza dal Sole24Ore.
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Il progetto è quello di lanciare in Ucraina una forza di peacekeeping alla fine della guerra. Secondo una portavoce di Downing Street, a oggi è salito a oltre trenta il numero di Paesi disposti a partecipare alla “coalizione dei volenterosi”. La stessa portavoce ha detto ai giornalisti che un “numero significativo” di Paesi è pronto a fornire propri contingenti militari per il mantenimento della pace in Ucraina nel caso di un accordo di cessazione delle ostilità con la Russia. Si starebbero valutando finanziamenti, truppe, aerei o navi. Le posizioni non sono chiare come d’altronde anche le adesioni.
Quello militare non è però il progetto della Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, contraria all’invio di una forza europea da inviare in Ucraina. “Le capacità di contributo varieranno”, ha continuato a spiegare la portavoce di Downing Street, in base alle disponibilità dei singoli Stati, per formare una “forza significativa”. Definita però necessaria la garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti. “Coalition of the willing” è un’espressione che venne utilizzata già nel 2003 dal Presidente proprio degli Stati Uniti, George W. Bush che si riferiva all’insieme di Paesi che appoggiavano l’invasione dell’Iraq. Non porta proprio bene visto che quell’invasione parti da presupposti, in seguito smentiti, di armi “di distruzione di massa”, chimiche, biologiche e nucleari a disposizione del Presidente iracheno Saddam Hussein. Partecipava anche l’Italia.