Lo scontro alla Camera
Durissimo scontro alla Camera, Meloni insulta gli antifascisti e rompe con l’idea di Europa
Meloni ha compiuto un doppio gesto politico. Il primo è la sfida ad alcuni dei grandi padri dell’antifascismo. La sfida e lo sberleffo. Il secondo è lo strappo con l’Europa
Politica - di Piero Sansonetti

Giorgia Meloni alla fine del suo intervento alla Camera sui temi del riarmo si è lanciata in un attacco ad alzo zero contro il “manifesto di Ventotene”. Cioè contro il testo scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni e da Ursula Hirschman nel 1941, durante il confino a Ventotene, considerato dagli storici, e dai politici istruiti, come il pilastro e l’atto fondativo dell’Europa unita. (Ho scritto “politici istruiti” perché oggi molti politici non conoscono quel testo).
Non so se Meloni abbia letto il “manifesto di Ventotene”, però lo ha sbeffeggiato sostenendo che si tratta di un testo autoritario e comunista (non ha detto la parola comunista, l’ha sottintesa) e ha spiegato che se quella indicata da Spinelli è l’Europa che vogliamo, cioè un’Europa sociale e antimiltarista, allora non è la sua Europa. È successo il finimondo. L’opposizione ha gridato, protestato, denunciato. Una parte della maggioranza ha applaudito a lungo. Seduta sospesa. In sostanza Meloni ha compiuto un doppio gesto politico. Il primo è la sfida ad alcuni dei grandi padri dell’antifascismo. La sfida e lo sberleffo. Il secondo è lo strappo con l’Europa. In sostanza possiamo dire che c’è stato il ritorno alla vecchia tana fascista e anti europeista.
Forse Meloni non conosceva gli autori del manifesto. Ve li presento. Altiero Spinelli è stato in prigione dal 1927 al 1937 e poi al confino fino al 1943, cioè alla caduta del fascismo. È entrato a 20 anni è uscito vicino ai quaranta. La gioventù gliel’ha strappata Mussolini. Ernesto Rossi è stato in prigione 20 anni (tra prigione e confino). Eugenio Colorni meno: dal 1938 al 1943. Solo cinque anni. Poi riuscì a evadere, andò a Roma, fece il partigiano, fu riconosciuto e ucciso dalla banda Koch mentre passeggiava a piazza Bologna, nel maggio del ‘44. La Banda Koch era una squadra fascista sulla cui eredità nacque poi la fiamma del Msi appena quattro anni dopo.
Spinelli era stato comunista poi espulso dal partito perché contrario alla dittatura. Antistalinista. Rossi era un azionista, insieme a Carlo Rosselli (ucciso dai fascisti in Francia) e a Emilio Lussu, poi confluì nel partito radicale di Panunzio. Colorni era un socialista autonomista. Ursula Hirschman una intellettuale di grande valore, che faceva su e giù da Ventotene e probabilmente è la persona che stese materialmente il manifesto (ma era donna: contava poco…). Nel manifesto di Ventotene ci sono passaggi antimilitaristi, pacifisti, socialisti, liberali. Tutti costruiti sula convinzione della modernità e della superiorità dell’idea di Europa su tutte le altre idee politiche.
È vero che nel manifesto si parla di possibili limitazioni della proprietà privata. E questa idea fu poi ripresa letteralmente dalla nostra Costituzione (sulla quale Meloni ha giurato) che all’articolo 42 che recita così: La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurare la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.