Lettera aperta al ministro della cultura

Alessandro Giuli spieghi a Giorgia Meloni cosa è il Manifesto di Ventotene

Spiega alla premier, analfabeta civile estranea al pensiero democratico che ha dato vita alla Repubblica, il valore del Manifesto che le consente di stare dov’è

Politica - di Fulvio Abbate

21 Marzo 2025 alle 16:00

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Photo by Roberto Monaldo / LaPresse
Photo by Roberto Monaldo / LaPresse

Gentile ministro della Cultura Alessandro Giuli… No, scusa, ricominciamo: caro Alessandro, come ho fatto su queste stesse pagine nei mesi scorsi, vengo a te in assoluta sincera amicizia. Si tratta di Giorgia Meloni, delle sue irricevibili affermazioni, sia detto laicamente, a proposito del “Manifesto di Ventotene”, parole da analfabeta “civile”.

Irrilevante ai miei occhi che si tratti di un misero diversivo per non rispondere nel merito delle scelte sulla difesa europea, su ciò che già sappiamo. Ti parlo quindi con spudorata franchezza. Muovendo dalla stima che nutro verso la tua persona: diversamente da molti studiati analfabeti, tu, Alessandro, sai riconoscere il suono delle parole, del discorso, ti è familiare la complessità delle cose: della storia, appunto. I margini del Discorso. Periodicamente accade che ti venga rinfacciato un trascorso, diciamo pure, identitario, ma sì, diamogli pure il nome esatto: “fascista”, perfino ironizzando sul tuo argomentare iperbolico, così da trasfigurarti nel dileggio dei meme, a me, sia chiaro, le tue parole giungevano invece evidenti, nonostante ogni iperbole, torno però al punto.

Tu, caro Alessandro, diversamente da Giorgia Meloni, non sei l’analfabeta “civile” incapace di comprendere la sostanza e, appunto i movimenti progressivi della storia. Il “Manifesto di Ventotene”, ai tuoi occhi, al di là della matrice giovanile iniziale, è cosa chiara, insieme ai volti di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e d’ogni altro “padre nobile”, già confinato politico antifascista, del sogno federalista europeo, sai non confonderli, metti, con i ritratti di un Ferdinando Mezzasoma e dello stesso Mussolini presenti un tempo nelle furerie rancide del regime e ancora trasferiti negli uffici di Salò. Per queste ragioni spero che sia tu a spiegarne la sostanza innanzitutto politica, e se resta tempo anche storiografica, proprio a Giorgia Meloni. Facendole altrettanto notare che ogni sua parola di dileggio riferita a quel documento appare ad altri irricevibile, poiché, se non fosse già evidente, dà appunto misura della sua estraneità al germe del pensiero democratico che ha dato vita alla Repubblica e alla sua Carta costituzionale e perfino a un’utopia ulteriore: l’Europa. Oggetto nebuloso, lo so, ma ormai necessario davanti alla condotta criminale del putinismo e del suo “interlocutore” Trump.

Affermare che quel “manifesto” sia esplicitamente un proclama perfidamente “comunista” è appunto da analfabeti, se non un atto di malafede, un argomento concesso semmai alla subcultura regressiva che popola la rete. La Meloni non può concedersi alcuna grevità politico e civile, in virtù del ruolo che occupa, e il suo revanscismo con il quale tende a parificare fascismo e antifascismo è inammissibile. Non c’è nulla da parificare: esattamente l’antifascismo, come giustamente è stato rimarcato in Aula con doverosa veemenza, insieme al “Manifesto di Ventotene” consente oggi a Giorgia Meloni d’essere in posizione apicale di governo. Quello che cortesemente ti chiedo è molto semplice, e sarebbe opportuno che tu lo facessi, proprio da ministro della Cultura, ma anche da persona che, mentre conversavamo nottetempo al Gianicolo, diceva di riconoscersi ormai esattamente nei valori del liberal-socialismo. Si sappia che l’analfabetismo fascistoide non può avere diritto di cittadinanza a Palazzo Chigi.

21 Marzo 2025

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