I profughi scappano da Gaza a bordo di carri trainati da asini

La strage di Israele sui civili di Gaza: “Ci hanno ordinato di partire e poi ci hanno sparato addosso”

Una sfollata da Rafah: “Ci hanno sparato tutta la notte. Ci hanno detto di partire la mattina e appena siamo partiti ci hanno sparato addosso”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

25 Marzo 2025 alle 13:30

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La strage di Israele sui civili di Gaza: “Ci hanno ordinato di partire e poi ci hanno sparato addosso”

«L’operazione israeliana è condotta in piena conformità con il diritto internazionale e mira a ridurre al minimo i danni ai civili. Mentre Hamas colpisce deliberatamente i civili, Israele adotta misure straordinarie per ridurre al minimo i danni ai civili». Lo dice una nota dell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede diffusa «in riferimento all’Angelus» del Papa. «Hamas ha ripetutamente violato il cessate il fuoco e lo ha utilizzato per ricostruire il suo arsenale militare. 59 ostaggi sono ancora trattenuti a Gaza in condizioni disumane» e «lo Stato di Israele ritiene che sia suo dovere morale riportarli a casa» dice la nota. «Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti». È ciò che aveva scritto il papa nel testo preparato per l’Angelus dov’era ricoverato per una polmonite bilaterale. «Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo», l’appello di Francesco: «Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale». All’ambasciata d’Israele che scrive che a Gaza il diritto internazionale è rispettato, replica il segretario di Stato valicano, il cardinale Pietro Parolin: «Speriamo sia così. Siamo molto preoccupati per la violazione ormai sistematica del diritto internazionale, abbiamo parlato con la Croce Rossa e sono molto in difficoltà: bombardamenti sui civili, uccisione degli operatori, sono azioni che vanno contro il diritto umanitario, non c’è più rispetto del diritto umanitario».

Almeno 730 persone sono state uccise e altre 1.367 sono rimaste ferite da quando, martedì scorso, Israele ha violato il cessate il fuoco a Gaza e ha ripreso gli attacchi. Lo afferma il ministero della Salute di Gaza. Il bilancio delle vittime a Gaza dall’inizio della guerra israeliana sale così a 50.082 morti e 113.40 feriti. Lo riporta al- Jazeera. Secondo il ministero, nelle ultime 24 ore sono morte almeno 61 persone e quattro corpi sono stati recuperati tra le macerie. Negli ultimi giorni sono stati ricoverati negli ospedali di Gaza 134 feriti. «Un certo numero di vittime rimane sotto le macerie e sulle strade, irraggiungibili dalle ambulanze e dagli equipaggi della protezione civile», si legge in una nota del ministero. Dopo la fine del cessate il fuoco, è salito a più di 50.000 vittime il bilancio totale dei morti dall’inizio della guerra, per lo più donne e bambini: la guerra più lunga e sanguinosa della recente storia del Medio Oriente.

Una guerra destinata a intensificarsi. L’esercito israeliano ha ripreso i movimenti di terra anche a Rafah e migliaia di palestinesi sono fuggiti dopo i nuovi ordini di evacuazione. Un’escalation non ancora definitiva, secondo il Washington Post che però, citando funzionari israeliani, spiega come l’Idf stia valutando tattiche più aggressive rispetto a quelle dell’ultimo anno, tra cui anche il controllo militare diretto degli aiuti umanitari; l’uccisione dei leader politici di Hamas in modo da indebolire la governance del gruppo; l’evacuazione di donne, bambini e civili non combattenti verso «bolle umanitarie» e l’assedio per chi resta. Un’invasione e un’occupazione su vasta scala che richiederebbero fino a cinque divisioni dell’esercito e che metterebbero le forze israeliane a dura prova, dato che i riservisti sembrano sempre meno convinti di voler combattere. La soluzione, dunque, secondo i funzionari citati, è che solo un’invasione su vasta scala, seguita da operazioni di contro insurrezione e deradicalizzazione, possa permettere a Benjamin Netanyahu di sradicare Hamas. L’Idf ha poi spinto l’offensiva fino al profondo sud della Striscia, dove i volantini caduti dal cielo sul quartiere di Tel al-Sultan di Rafah per invitare la popolazione a evacuare la zona hanno trascinato la popolazione nel panico e nel terrore. “Ci hanno sparato tutta la notte e ci hanno ordinato di partire la mattina. Poi ci hanno sparato per strada”, ha detto una sfollata all’Afp mentre fuggiva insieme ad altre famiglie, a piedi o a bordo di carri trainati da asini. Dopo l’ordine di evacuazione, l’esercito ha riferito di aver “completato l’accerchiamento del quartiere di Tel al-Sultan”, con l’obiettivo di “smantellare le infrastrutture terroristiche ed eliminare i terroristi nella zona”.

Non c’è distinzione tra obiettivi civili e militari. Campi profughi, scuole, ospedali: a Gaza è un unico campo di battaglia. “Israele non ha ancora deciso se imporre o meno un governo militare a Gaza“, ha affermato il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar in conferenza stampa con l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas a Gerusalemme. Il ministro ha insistito sul fatto che Israele sta rispettando il diritto internazionale a Gaza, facendo riferimento all’articolo 70 del Protocollo di Ginevra del 1949. “Siamo testimoni di una escalation pericolosa, crea una insostenibile incertezza per gli ostaggi e le loro famiglie e, allo stesso tempo, genera orrore e morte tra i palestinesi: Israele ha il diritto di difendersi contro gli attacchi terroristici ma le azioni militari devono essere proporzionate, gli attacchi israeliani in Siria e in Libano rischiano di provocare un’ulteriore escalation”, prova a “eccepire” Kallas. 50mila morti, in maggioranza donne e bambini. È questa la risposta “proporzionata”?

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