Prosegue l'offensiva di Netanyahu
Il piano di Israele per occupare Gaza: Trump vuole un governo israeliano sulla Palestina
Ucciso da un drone. Era in un’auto con le insegne di Al Jazeera. L’esercito israeliano: era di Hamas. Invece era Hossam Shabat, un giornalista, il 280° reporter ucciso a Gaza
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Studiano i piani per occupare e governare Gaza. Intanto, in Cisgiordana, picchiano brutalmente il giovane premio Oscar. Israele oggi, dove l’odio regna sovrano. Israele studia un piano militare per riprendere il controllo e governare Gaza, dopo essersi ritirato dal territorio palestinese due decenni fa. Secondo il Financial Times, l’ipotesi di un’occupazione militare israeliana è ora presa in considerazione seriamente, dopo il ritorno di Trump. «La precedente amministrazione voleva ponessimo fine alla guerra. Trump vuole che la vinciamo», ha detto un funzionario israeliano all’Ft, sotto anonimato. Un non meglio identificato «alto ufficiale della riserva militare» ha affermato di essere stato avvertito di prepararsi a mesi di «combattimenti, vittoria e poi amministrazione».
Il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ha reso noto di aver autorizzato piani per ulteriori operazioni contro Hamas nella Striscia di Gaza. Lo riporta il Times of Israel. “Il nostro obiettivo numero uno, in questo momento, è riportare a casa gli ostaggi – ha detto in dichiarazioni diffuse dal suo ufficio e rilanciate dal giornale online – Se Hamas continuerà con il suo ‘no’, pagherà prezzi sempre più alti, in termini di territorio che verrà preso, elementi e infrastrutture che verranno eliminati, fino alla sua completa sconfitta”. Il Times of Israel precisa che Katz ha incontrato i vertici del Comando Sud, della Divisione di Gaza e della 252esima Divisione e con il vicecapo di Stato Maggiore.
- La strage di Israele sui civili di Gaza: “Ci hanno ordinato di partire e poi ci hanno sparato addosso”
- Netanyahu silenzia i suoi “oppositori”, sfiduciata la procuratrice generale Baharav-Miara: pesa lo scandalo Qatargate israeliano
- Fine della tregua anche in Libano: Israele bombarda, il lancio dei razzi di Hezbollah che nega gli attacchi
- Raid israeliani nella notte a Gaza, ucciso Salah al-Bardawil leader politico di Hamas
Ma che la liberazione degli ostaggi sia la priorità per chi governa Israele sono in tanti a dubitarne. Anche ai vertici dello Stato. Il presidente israeliano Isaac Herzog si è detto «scioccato» nel constatare che la liberazione degli ostaggi a Gaza non sia più la massima priorità per il Paese. Lo scrive la stampa israeliana. Parlando alla prima conferenza del Dipartimento di Riabilitazione del Ministero della Difesa, Herzog ha affermato: «Sono piuttosto scioccato da come improvvisamente la questione degli ostaggi non sia più in cima alla lista delle priorità e delle notizie. Com’è possibile? Dobbiamo mantenere il contatto visivo, come nazione e ovviamente come sistema di governo, con tutto ciò che riguarda il ritorno degli ostaggi a casa, fino all’ultimo di loro». Dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza le vittime palestinesi stimate sono tra le 50.000 e le 62.000, oltre la metà delle quali bambini e minorenni.
Medici Senza Frontiere (Msf) “condanna fermamente l’attacco israeliano all’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, avvenuto il 23 marzo”. “Le forze israeliane – denuncia l’organizzazione in un comunicato – hanno preso di mira il reparto di chirurgia ospedaliera dell’ospedale, uccidendo due persone, secondo il Ministero della Salute. Le équipe di Msf hanno confermato che ci sono stati diversi feriti, uno dei quali è stato ricoverato nel reparto di traumatologia dove lavorano i team di Msf e che l’edificio è stato gravemente danneggiato”. L’ospedale Nasser è il più grande ospedale ancora funzionante nella Striscia di Gaza.
“Attacchi come questi sono terribili per il personale e i pazienti. Non possiamo tornare a ripetuti attacchi alle strutture sanitarie quando il sistema sanitario di Gaza è già appeso a un filo e da settimane non arrivano più rifornimenti”, afferma Claire Nicolet, responsabile per Msf dell’emergenza a Gaza. E la situazione è drammatica anche nel “Regno dei coloni”: la Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno rilasciato Hamdam Ballal, uno dei registi palestinesi del documentario vincitore dell’Oscar «No Other Land». Il trentaseienne ha trascorso la notte in detenzione dopo essere stato aggredito e picchiato dai coloni a Susiya, la città nella Cisgiordania meridionale dove vive. «Dopo essere stato ammanettato tutta la notte e picchiato in una base militare, Hamdam Ballal è libero e sta per tornare a casa dalla sua famiglia», ha annunciato il co-regista israeliano del film, Yuval Abraham, su X. L’arresto era avvenuto a seguito un raid compiuto da alcuni coloni israeliani a Susiya, nella Cisgiordania meridionale dove il regista palestinese vive. Ballal e alcuni attivisti sono stati inseguiti e percossi dai coloni, come risulta dai video pubblicati dal collega Abraham.
Lea Tsemel, l’avvocata di Hamdan Ballal, annunciando il suo imminente rilascio, aveva riferito che il suo assistito e altri due palestinesi avevano trascorso la notte sul pavimento di una base militare, con gravi ferite riportate in seguito agli scontri. Ballal ha raccontato all’avvocata Tsemel che stava documentando l’attacco dei coloni quando è corso a casa per proteggere la sua famiglia. Poco dopo, secondo la ricostruzione di Ballal un colono è arrivato con due soldati dell’Idf, gli ha dato un pugno in faccia facendolo cadere, poi gli ha dato un calcio. I soldati israeliani hanno arrestato Ballal poco dopo e lo hanno portato da un medico dell’Idf che, secondo il regista, non ha documentato le sue ferite e gli ha fornito solo cure minime. Ballal ha detto che dopo il suo arresto è rimasto ammanettato e bendato a terra mentre due soldati lo sorvegliavano. Il regista ha poi affermato che i soldati lo hanno picchiato e uno ha sparato due colpi di avvertimento in aria per intimidirlo. Gli altri due palestinesi arrestati, Khaled Shanran, 33 anni, e Nasser Shariteh, 50 anni, hanno anche testimoniato che lo stesso colono li ha attaccati a casa, accompagnato da circa 15 giovani mascherati, mentre i soldati nelle vicinanze non hanno fatto nulla per intervenire. Ieri Israele ha ucciso l’ennesimo giornalista, il 280mo reporter che ha perso la vita a Gaza. Si chiamava Hossam Shabat e viaggiava su un’auto con le insegne di Al Jazeera. L’automobile è stata centrata da un drone. Esercito e Shin Bet: era di Hamas. Sul suo profilo è comparso un messaggio: “Se leggete queste parole vuol dire che sono morto. Non lasciate che il mondo si volti dall’altra parte”.