Lo scandalo
In Usa impazza il chatgate, ma Trump pensa alla conquista della Groenlandia: “Dobbiamo prenderla”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Alla fine, l’Atlantic ha pubblicato per intero i messaggi contenuti nella chat «Houthi PC small group» creata dall’amministrazione Trump a marzo e in cui era stato aggiunto, l’11 marzo, per sbaglio il direttore della rivista, Jeffrey Goldberg, che inizialmente si era rifiutato di pubblicare i dettagli della chat, salvo poi rompere gli indugi dopo essere stato accusato dalla stessa amministrazione di essere un giornalista “disonesto e altamente screditato”.
Dagli stralci emerge come il capo del Pentagono Pete Hegseth, senza chiedersi chi facesse parte del gruppo e senza insospettirsi per la presenza di un utente sconosciuto (Goldberg), ha pubblicato la mattina del 15 marzo tutto il piano d’attacco, trentuno minuti prima che gli F-18 americani entrassero in azione e due ore e un minuto prima che il primo bersaglio Houthi venisse ucciso. Due ore prima degli attacchi, alle ore 11:44, Goldberg ha visto arrivare un messaggio nella chat. A inviarlo era Hegseth: «Confermo che CENTCOM (il comando centrale degli Stati Uniti, ndr) dà il GO (via libera, ndr) alla missione di lancio», seguito da indicazioni più precise: «Ore 12:15: lancio degli F18» con una prima finestra di attacchi dei caccia e dei droni a partire dalle 13:35. «Obiettivo: un terrorista in una nota posizione». “L’obiettivo terroristico si trova nella sua posizione nota, quindi dovrebbe essere in orario – inoltre, decollo dei droni d’attacco (MQ-9s)”. Hegseth era andato avanti sulla chat con il suo piano. “14,10 altro lancio degli F-18, secondo pacchetto di attacco”. Erano seguite altre indicazioni sul lancio di droni e l’augurio finale: “Buon viaggio ai nostri guerrieri”.
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Subito dopo il vicepresidente J.D.Vance aveva scritto nel gruppo: “Dirò una preghiera per la vittoria”. Il consigliere alla Sicurezza nazionale Mike Waltz aveva commentato con una frase: “Grande lavoro”. Seguito da tre emoji: un pugno, la bandiera americana e il fuoco. Il capo dello staff di Trump, Susie Wiles, aveva aggiunto: “complimenti a tutti”. Tentativi di occultamento andati a vuoto. Un imbarazzante rimpallo di responsabilità. Il Senato che, trasversalmente, sferra un duro attacco al direttore della Cia: “Errore enorme e imbarazzante”. Il Chat-gate è tutt’altro che archiviato. Ma l’inquilino della Casa Bianca è in tutt’altre faccende affaccendato. A preparare la conquista della Groenlandia.
“Abbiamo bisogno della Groenlandia per la sicurezza internazionale. Ne abbiamo bisogno. Dobbiamo averla“. Così il presidente Usa durante un’intervista con il podcaster Vince Coglianese, alla vigilia della visita del vicepresidente J.D. Vance in Groenlandia. «Mi dispiace metterla in questo modo, ma dobbiamo averla». Trump ha più volte indicato la volontà di entrare in possesso della Groenlandia. Prima dello scorso Natale aveva dichiarato che il controllo della Groenlandia è «una necessità assoluta» per «la sicurezza nazionale e la libertà nel mondo». Martedì 7 gennaio ha rifiutato di escludere l’uso della forza per annetterla, suscitando stupore nei circa 56 mila abitanti di questa enclave danese che ha propositi di indipendenza.