Parigi val bene una recita

Meloni strappa una tregua a Salvini e Tajani prima del summit europeo a Parigi

L’idea di mandare un esercito di volenterosi in Ucraina perde quota, ma Meloni ha strappato agli alleati riottosi una tregua per evitare testacoda

Politica - di David Romoli

27 Marzo 2025 alle 16:30

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Meloni strappa una tregua a Salvini e Tajani prima del summit europeo a Parigi

Oggi a Parigi, nel vertice dei capi di governo dei Paesi “volenterosi”, quelli pronti a spedire truppe in Ucraina per garantire una pace che per la verità non sembra dietro l’angolo, ci sarà il segretario della Nato Rutte e ci sarà Zelensky. La premier italiana non poteva mancare all’appuntamento, al quale si presenta però in posizione discordante col grosso dei presenti e dunque delicata: è contraria alla missione che almeno in parte inglesi e francesi continuano a vagheggiare, ritiene che sui dazi si debba evitare la spirale colpo e rappresaglia, dazi su dazi. Soprattutto è contraria a qualsiasi fronteggiamento contro gli Usa di Trump mentre nell’Unione e nel continente di tentazioni muscolari ce ne sono a iosa.

L’eccentricità a tutto campo dell’Italia rispetto agli alleati spiega perché, dopo averlo inizialmente escluso, la premier abbia deciso ieri di convocare un vertice con i due vicepremier e leader di partito, Salvini in carne e ossa, Tajani in collegamento, e con il ministro della Difesa Crosetto. Non può correre il rischio di prendere una posizione già rischiosa per poi vedersi smentita da uno degli alleati. L’esito sarebbe esiziale. Inoltre la tensione, quella che sconsigliava vertici a rischio di finire male, si era abbassata molto già martedì, quando i due litiganti, il leghista e l’azzurro, avevano accettato la richiesta, per la verità imperiosa, di abbassare di moltissimo i toni. Per ogni evenienza quel cortese invito Giorgia lo ha ripetuto ieri: “Evitiamo di fare regali all’opposizione, please”. Tajani ha raccolto subito, lanciandosi in una improbabile spiegazione di quella frase sul “partito quaquaraqua” nel quale chiunque aveva riconosciuto, chissà mai perché, proprio la fisionomia della Lega. Era riferita a tendenze pessime e presenti ovunque, ma che avete capito?

Ma tensioni ieri non potevano esserci perché sull’agenda del vertice di oggi la destra italiana è in realtà davvero omogenea. “È andata benissimo”, assicura Salvini quando l’incontro, durato un’oretta tonda, si conclude e non è lontano dalla realtà. È proprio Tajani, in veste di ministro degli Esteri, a confermare che “la nostra posizione rimane la solita: lavorare per la pace, sostegno totale all’Ucraina, nessun invio di militari in missioni che non siano delle Nazioni Unite”. Quella della missione Onu è la linea italiana sin dall’inizio. Negli ultimi giorni sembra che anche la Francia si sia spostata su questa posizione. Ma gli italiani qualche sorpresa oggi se l’aspettano, un primo passo concreto in più, e forse anche per questo la premier ha deciso di convocare lo stato maggiore.
L’Italia, sottolinea lo stesso Tajani, confermerà la sua proposta, in realtà alternativa a una missione che la Russia interpreterebbe come una provocazione o, peggio, un atto di guerra: il ricorso a quello che il ministro degli Esteri definisce “l’art. 5 bis del Trattato Nato”. Si estenderebbero le garanzie lì siglate all’Ucraina ma senza l’ingresso di Kiev nell’Alleanza. In concreto l’Ucraina diventerebbe un Paese Nato in termini di difesa ma senza basi sul proprio territorio. La via individuata da Meloni e Crosetto sarebbe però molto rafforzata se l’Ucraina fosse già un Paese della Ue e dunque in qualche modo e nelle sedi opportune l’Italia insisterà per accelerare quell’ingresso nonostante Kiev non sia in linea con i parametri europei in materia di bilancio.

Ma questa è solo la parte più visibile e confessabile della partita che si comincerà a giocare oggi. Dietro le quinte della discussione sulle modalità con cui garantire la pace, quando ci si arriverà, si cela un confronto già piuttosto duro su come reagire all’offensiva di Trump. La tentazione europea è quella di una reazione agguerrita: rappresaglia ai dazi a colpi di contro dazi, assunzione di una linea ferma sull’Ucraina, per contrastare, certo senza mai ammetterlo, la formula di Trump, interpretata come una richiesta di resa di Kiev. L’Italia arriva con visione opposta: “Senza gli Usa non si va da nessuna parte”. È su questo crinale che corre la divisione tra il governo italiano e quelli degli altri principali Paesi europei.

27 Marzo 2025

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