"Siamo sotto attacco"

Riforme e attacchi alle toghe, l’Anm chiede aiuto a Mattarella

I vertici dell’Associazione magistrati ricevuti ieri al Quirinale: “Al presidente Mattarella abbiamo espresso la nostra preoccupazione”

Giustizia - di Paolo Comi

27 Marzo 2025 alle 14:00

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Photo credits: Luigi Mistrulli/Imagoeconomica
Photo credits: Luigi Mistrulli/Imagoeconomica

La magistratura italiana sarebbe “sotto attacco”. È quanto hanno dichiarato ieri i vertici dell’Associazione nazionale magistrati uscendo dal Quirinale dove sono stati ricevuti dal capo dello Stato. “Al presidente Mattarella abbiamo espresso la nostra preoccupazione per i frequenti attacchi rivolti alla magistratura negli ultimi mesi”, hanno spiegato i componenti della giunta esecutiva ai giornalisti che gli domandavano come fosse andato l’incontro con il capo dello Stato, il primo a seguito del rinnovo delle cariche dopo le elezioni di fine gennaio. “Abbiamo esposto i temi che saranno oggetto del lavoro della giunta nel quadriennio, con particolare attenzione alle necessità del settore giustizia nel nostro Paese: organici, infrastrutture, dotazione informatica”, hanno aggiunto le toghe. Non poteva mancare, ovviamente, una stoccata al governo e alla riforma della giustizia attualmente in discussione al Senato dopo essere stata approvata alla Camera. “Abbiamo avuto modo di evidenziare quelle che a nostro avviso sono le criticità che porterebbe l’adozione di determinati interventi di rango costituzionale sulla tutela dei diritti dei cittadini, ribadendo le ragioni tecniche della non condivisione delle modifiche che la riforma vorrebbe apportare”, sono state le forbite parole utilizzate per stroncare la riforma della separazione delle carriere fra pm e giudici, quella del Consiglio superiore della magistratura e, soprattutto, quella del sistema disciplinare. Quest’ultima riforma, di cui si parla molto poco, non è di minore importanza rispetto alle altre.

Il sistema disciplinare togato è noto per essere di manica larga nei confronti dei magistrati che sbagliano. Le cronache sono piene di storie di pm e giudici, soprattutto pm, che non pagano mai per gli errori commessi. Senza andare molto lontano, è sufficiente ricordare cosa è accaduto a seguito del “Palamaragate”, lo scandalo sulle nomine pilotate a Palazzo Bachelet. Tranne, infatti, Luca Palamara, capro espiatorio per eccellenza, le decine e decine di magistrati che hanno beneficiato di tale sistema dove contava l’appartenenza correntizia e non il merito, sono tutti rimasti al proprio posto senza alcuna conseguenza. E fa sorridere che Cesare Parodi, l’attuale presidente dell’Anm, cerchi di avallare una narrazione diversa. “Non esiste una giustizia disciplinare addomesticata, se non nelle intenzioni di chi vuole sfruttare anche questo argomento per gettare discredito sulla magistratura, specie se si cerca di confondere la valutazione sull’ingiusta detenzione con quella disciplinare, che hanno presupposti completamente differenti che solo occasionalmente possono coincidere”, ha commentato Parodi sul punto.

Un’attenta osservazione della giustizia disciplinare del Csm dimostra che esiste un sistema serio, severo e rigoroso a garanzia dei cittadini. Lo dicono i numeri: basti pensare che nel 2024 il Consiglio superiore della magistratura ha comminato sanzioni disciplinari pari a oltre tre volte quelle comminate in Francia”, ha aggiunto Parodi, evidenziando che ciò dimostrerebbe che c’è “un meccanismo funzionante e che, pertanto, l’istituzione di un’Alta corte disciplinare non trova alcuna ragione d’essere”. Non conoscendo il sistema francese non è possibile fare confronti. Un elemento però è certo: in Francia non esistono le correnti della magistratura. Tornando comunque a Parodi, a margine del convegno organizzato da Magistratura indipendente ieri pomeriggio in Cassazione, il presidente dell’Anm è tornato sull’incontro della mattina con Mattarella. “Noi abbiamo molto apprezzato proprio il clima – ha affermato Parodi – facendo presente l’importanza in questo momento dell’unità associativa che è un fatto non scontato e che invece ha molta importanza per noi, anche come lettura politica”. “Abbiamo rappresentato il nostro disagio quando alle volte un magistrato è attaccato con l’idea che abbia fatto una sentenza politica e non invece fondata su principi di diritto – ha aggiunto – perché è una cosa che dà una grande sofferenza ai magistrati ed era giusto rappresentare questa sofferenza al presidente”.

Abbiamo anche sinteticamente raccontato quelle che sono alcune problematiche concrete e io personalmente ho parlato di un tema che mi sta molto a cuore come i problemi sull’informatizzazione. Purtroppo devo dire che su questo fronte i problemi sono moltissimi e questo ci dà molta preoccupazione perché va a finire che poi il prodotto per i cittadini non è adeguato e non è colpa nostra se l’app non funziona”, ha concluso Parodi. Peccato che queste innovazioni tecnologiche siano portate avanti dai magistrati fuori ruolo che sono distaccati al Ministero della Giustizia….

27 Marzo 2025

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