Nessuna associazione per delinquere, restano solo i reati minori. Per la procura di Torino la più forcaiola del paese negli ultimi anni, il processo al centro sociale Askatasuna si rivela un flop. Lo ha deciso il Tribunale del capoluogo piemontese dopo circa tre ore e mezza di riunione in camera di consiglio. Erano in 16 imputati su 28 a rispondere del reato associativo e sono stati tutti assolti. Le condanne riguardano le accuse di violenza aggravata a pubblico ufficiale, rapina estorsione. La procura aveva chiesto condanne per 88 anni di carcere e risarcimenti per 7 milioni di euro.
Sono stati condannati in 18 per le accuse minori. L’associazione per delinquere non sussiste hanno deciso i giudici. Il verdetto è stato accolto dall’applauso del pubblico presente in aula. Non molte persone perché l’accesso era stato limitato “per ragioni di ordine pubblico”. O meglio per decisione del procuratore generale Lucia Musti, lo stesso magistrato che intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario aveva accennato al processo Askatasuna parlando di “terrorismo”, reato che non stava nel capo di imputazione. “Non è una sentenza che ci dirà quanto valiamo, quanto le nostre lotte contano, non abbiamo bisogno di un giudice. Il nostro valore è quello delle lotte che abbiamo condotto in questa città e in val di Susa” avevano dichiarato gli attivisti del movimento NoTav impegnati in un presidio fin dal mattino davanti al Tribunale.
Le pene inflitte dai giudici vanno dai 4 anni e 9 mesi ai 5 mesi di reclusione per singoli episodi. Insomma poco rispetto al “pacchetto” che era stato preparato dalla procura e dal giudice dell’udienza preliminare che aveva disposto il rinvio a giudizio con la solita operazione del “copia e incolla”. Sotto i riflettori del processo denominato “Sovrano” soprattutto le manifestazioni contro il treno ad alta velocità: un progetto in atto da decenni ma che continua a trovare intoppi. Cortei, presidi, scontri violenti con polizia e carabinieri, assalti ai cantieri. Insomma lotte sociali e civili. Nessun reato associativo e nessun delinquente ha concluso il Tribunale alla fine di un processo non semplice e infuocato dalle polemiche.
Negli anni scorsi la procura aveva ipotizzato anche la finalità di terrorismo, portando a casa solo lunghe carcerazioni degli imputati ma perdendo la battaglia in tutti i gradi di giudizio. Ieri è arrivato l’ennesimo flop. Ma difficilmente gli inquirenti rinunceranno a usare lo strumento penale per regolare lo scontro sociale e politico. È questa la storia dell’infinita emergenza italiana.