Il film nelle sale
Queer, il ritorno di Luca Guadagnino: “Il cinema non è morto, deve recuperare il linguaggio per rischiare e desiderare”
Il regista torna con l'adattamento del romanzo di Burroughs. Queer "è una parola che esprime una differenza radicale, un totale disinteresse all’aderire a un immaginario che ha a che fare con dei ruoli di potere"
Cinema - di Redazione Web

Che cosa vuol dire Queer? “Certo è che la parola queer, nell’acronimo lgbtq+ di oggi, non corrisponde esattamente a quello che rappresentava nell’immaginario di Burroughs”, ha commentato Luca Guadagnino, in una lunga intervista a Rolling Stone Italia, il regista che torna al cinema proprio con l’adattamento del romanzo di William Burroughs. “Se vogliamo essere rigorosi, è una parola che dovrebbe applicarsi a un’attitudine, a un modo di esistere, che è incurante dell’essere inclusi e dell’essere il più vicini possibile al centro. Per statuto, queer è una parola che esprime una differenza radicale, un totale disinteresse all’aderire a un immaginario che ha a che fare con dei ruoli di potere. E in più queer non può certamente avere in alcun modo a che fare con un’idea di conformismo: se siamo tutti queer, è evidente che a un certo punto nessuno è più queer”.
Il film è stato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è prodotto da The Apartment, Frenesy Film Company e Fremantle North America e arriverà nelle sale il prossimo 17 aprile con Lucky Red. Il protagonista è Daniel Craig, nei panni di William Lee, un americano che si trova a Città del Messico negli anni ’50, che incontra Eugene Allerton, interpretato da Drew Starkey.
“Queer è un film sull’angoscia della relazione con l’altro, sul terrore della relazione con l’altro. Il sesso è completamente e assolutamente tangenziale. Che poi, alla fine della fiera, io non credo di aver mai fatto un film sul sesso, perché il sesso non è mai un tema. Anche L’impero dei sensi di Ōshima non è di quello che parla. Mi piace pensare che, più che il sesso, nel mio cinema ci siano dei corpi, e che questi corpi abbiano la dignità e l’intelligenza e l’onestà di esistere nel rapporto tra loro e gli altri corpi”. Queer in italiano venne tradotto in italiano una prima volta come Diverso, successivamente come Checca, prima di arrivare alla forma attuale, quella che conserva il titolo originale.
Non è pessimista, Guadagnino sul futuro del cinema, sul rischio del conformismo. “Sono fiducioso che il cinema come linguaggio tornerà ad essere una grande specialità, non sono drammaticamente negativo come altre persone che ho incontrato nel corso della mia vita: Franco Maresco, già quando io avevo quattordici anni, mi diceva che il cinema era morto. Io non credo che siamo ancora al punto di non ritorno per cui il cinema si trasformerà in ciò che oggi è l’opera lirica, che era un genere di fruizione popolare, con i teatri d’opera fatti per il popolo, e che poi è diventato esclusivo delle élite”.
E se pure dovesse succedere “però il cinema recuperasse il senso del linguaggio, allora sarebbe una cosa potentissima, perché per ora si è allargata la platea ma si è distrutto il linguaggio: alla fine, tutti questi film che esistono per lo streaming sono semplicemente una ripetizione standardizzata di un modello industriale, nulla che ti faccia rischiare, desiderare … nulla che sia cinema”.