Il raid a Jabalia
La strage senza fine di Israele: bombardata clinica Onu a Gaza, 22 morti
Almeno 50 le vittime degli attacchi israeliani ieri nella Striscia. Le Nazioni unite: “Scorte fi nite, costretti a chiudere tutte le panetterie di Gaza”. Da un mese non entrano aiuti, mancano anche i farmaci.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Ogni edificio è un “covo di terroristi”. Anche se una clinica dell’Onu dove trovavano rifugio donne e bambini. Tutto va raso al suolo. È la soluzione finale per Gaza. Ogni gazawo, anche se bambino, è un potenziale terrorista in divenire. E per questo va eliminato.
A Gaza pietà l’è morta. L’attacco israeliano a una struttura medica dell’Unrwa nel campo profughi di Jabaliya ha ucciso ieri almeno 22 persone, tra cui donne e bambini. Lo ha reso noto l’ufficio stampa del governo di Gaza. «Condanniamo con la massima fermezza il proseguimento del genocidio dell’occupazione israeliana contro i civili e gli sfollati e condanniamo questo barbaro attacco che ha deliberatamente colpito strutture mediche e aree umanitarie», ha affermato l’ufficio, aggiungendo che Israele ha colpito 228 rifugi per civili dall’inizio della guerra, in “palese violazione di tutte le norme internazionali che proteggono i civili nei conflitti”. Tra i morti ci sono anche nove bambini, afferma il direttore del ministero della Salute di Gaza.
Dall’alba gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 50 persone nella Striscia. Tra le vittime dell’attacco israeliano sulla città meridionale di Khan Younis nella Striscia di Gaza ci sono anche cinque donne, una delle quali era incinta, e due bambini: lo hanno reso noto fonti mediche, come riportano i media internazionali. Tra le altre vittime, anche tre uomini della stessa famiglia, così come i proprietari della casa che è stata bombardata, secondo funzionari dell’ospedale. Dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza le vittime palestinesi stimate sono tra le 50.000 e le 62.000 (considerando i dispersi), oltre la metà delle quali bambini e minorenni.
Si muore sotto le bombe. Ma anche di fame. Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha dichiarato che le Nazioni Unite sono «alla fine delle scorte» e che per questo il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite è stato costretto a chiudere tutte le 25 panetterie a Gaza. Mancano la farina e il combustibile per cucinare. «Il Pam non chiude le sue panetterie per divertimento», ha aggiunto Dujarric, sottolineando che la situazione alimentare rimane «molto critica» da quando Israele ha chiuso tutti i valichi verso Gaza un mese fa, interrompendo tutte le consegne umanitarie.
Le testimonianze dal campo
A Gaza, dopo un mese di assedio imposto dalle autorità israeliane, alcuni farmaci essenziali scarseggiano e stanno per finire, con il rischio di lasciare i palestinesi senza cure salvavita: è l’allarme lanciato oggi da Medici Senza Frontiere (Msf), che chiede alle autorità israeliane di mettere immediatamente fine alla punizione collettiva della popolazione palestinese e all’assedio disumano di Gaza, oltre ad assumersi le proprie responsabilità di potenza occupante per facilitare l’ingresso di aiuti umanitari su larga scala. Le persone sono private di beni primari come cibo, acqua e medicine mentre le forze israeliane continuano a bombardare la Striscia di Gaza, rischiando di causare un alto numero di complicazioni sanitarie e di morti, si legge in un comunicato stampa. Da oltre un mese nessun aiuto umanitario o camion entra a Gaza, vale a dire il periodo più lungo dall’inizio della guerra senza l’ingresso di camion nel territorio.
Inoltre, esattamente un mese fa, il 2 marzo, le autorità israeliane hanno imposto un assedio totale di Gaza. Il nove marzo hanno tagliato l’elettricità, necessaria per alimentare gli impianti di desalinizzazione dell’acqua: un blocco totale degli aiuti e dell’elettricità che sta privando la popolazione dei servizi più basici, una vera e propria punizione collettiva. “Le autorità israeliane hanno condannato la popolazione di Gaza a sofferenze insopportabili con questo loro assedio letale”, ha affermato Myriam Laaroussi, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza. “Questa violenza deliberata inflitta ai danni alle persone è come una morte lenta; deve finire immediatamente”, ha aggiunto. L’assedio ha costretto i team di Msf a iniziare a razionare farmaci, come gli antidolorifici, fornendo cure meno efficaci o rimandando a casa i pazienti. I team della ong stanno anche esaurendo le scorte di materiale chirurgico come anestetici, antibiotici pediatrici e medicinali per patologie croniche come l’epilessia, l’ipertensione e il diabete. A causa del razionamento, le équipe di Msf in alcune cliniche di assistenza sanitaria di base devono curare le ferite dei pazienti senza alcun antidolorifico. Mustafa Barghouti, medico e membro del Consiglio legislativo palestinese, ricorda che sono diventati 32 i giorni di assedio e blocco degli aiuti umanitari. “La gente di Gaza sta morendo di fame, decine di migliaia di palestinesi sono stati sfollati di nuovo, alcuni per la decima volta. Diciotto panetterie sono state costrette a chiudere per mancanza di farina”. Secondo due testimoni oculari, alcuni dei corpi dei 15 paramedici e soccorritori palestinesi uccisi dalle forze israeliane e sepolti in una fossa comune a Gaza sono stati trovati con mani e gambe legate e con ferite da arma da fuoco alla testa e al torace.
Il Guardian sottolinea che le testimonianze si aggiungono a un crescente corpus di prove che indicano un nuovo possibile crimine di guerra commesso il 23 marzo, quando gli equipaggi della Mezzaluna Rossa palestinese e i soccorritori della protezione civile furono inviati sulla scena di un attacco aereo a Rafah. Un corpo è stato recuperato sabato. Altri quattordici sono stati trovati in una fossa domenica. Ahmed al-Farra, medico presso l’ospedale Nasser di Khan Younis, ha assistito all’arrivo di alcuni resti. “Ho potuto vedere tre corpi all’ospedale Nasser. Avevano proiettili nel petto e nella testa. Sono stati giustiziati. Avevano le mani legate”, ha detto Farra. “Li hanno legati in modo che non potessero muoversi e poi li hanno uccisi”. Ha fornito fotografie che ha detto di aver scattato a uno dei morti all’arrivo in ospedale. Le foto mostrano una mano all’estremità di una camicia nera a maniche lunghe con un cordino nero annodato attorno al polso. Un altro testimone, un funzionario di un’agenzia umanitaria internazionale che ha preso parte al recupero dei resti a Rafah domenica, dice di aver visto le prove che uno dei morti era stato colpito da colpi d’arma da fuoco dopo essere stato arrestato. “Ho visto i corpi con i miei occhi quando li abbiamo trovati nella fossa comune”, ha detto al Guardian in un’intervista telefonica il testimone. “Avevano segni di colpi multipli al petto. Uno di loro aveva le gambe legate. Uno è stato colpito alla testa. Sono stati giustiziati”.
L’Hostages Families Forum ha reagito con forza all’annuncio del ministro della Difesa Israel Katz secondo cui Israele estenderà ulteriormente la sua guerra a Gaza. In una dichiarazione, il gruppo che rappresenta gli amici e i familiari delle persone tenute prigioniere nei territori palestinesi, ha affermato: “Avete deciso che stiamo sacrificando ostaggi per conquistare terra? Invece di liberare gli ostaggi con un accordo e porre fine alla guerra, il governo israeliano sta inviando più soldati a Gaza per combattere negli stessi luoghi in cui hanno già combattuto più e più volte”. Si ritiene che Hamas tenga ancora in ostaggio 59 persone, rapite in Israele il 7 ottobre, anche se non tutte sono ancora vive. Nella dichiarazione si afferma che l’Hostages Families Forum ritiene che il recupero degli ostaggi sia diventato “un compito secondario” e sia stato “relegato in fondo alla lista delle priorità”. Le famiglie hanno chiesto al governo di spiegare “in che modo questa operazione serve allo scopo di restituire gli ostaggi e come intendete evitare di metterli in pericolo”. “Ogni bomba a Gaza fa calare le speranze degli ostaggi” lo ha dichiarato l’ex ostaggio israeliano Romi Gonen sui social aggiungendo: “Io c’ero. Lo so”. Gonen è stato liberato dalla prigionia di Hamas il 19 gennaio, dopo essere stato detenuto per oltre 15 mesi da quando era stato catturato e rapito il 7 ottobre 2023. Ha aggiunto nel post: “Prego i decisori. Non aspettate un altro momento. Riportate indietro tutti i 59 ostaggi”.
Gli israeliani dovranno guardarsi allo specchio e vedere le atrocità di Gaza commesse in nostro nome. È il titolo dell’editoriale di ieri di Haaretz, assieme a Yedioth Ahronot, il più autorevole e diffuso quotidiano israeliano. Un editoriale che si conclude così: “Ad oggi sono state uccise più di 50.000 persone a Gaza. Mercoledì 2 aprile è un mese esatto dall’annuncio da parte di Israele della chiusura di tutti i valichi di frontiera con Gaza. Da allora, non sono entrati né cibo né aiuti di alcun tipo. La minaccia di morire di fame e di una crisi umanitaria si fa nuovamente sentire sui 2 milioni di abitanti di Gaza[…] Anche se questo governo vorrebbe che la guerra continuasse per sempre, un giorno finirà. E quel giorno, l’Idf e la società israeliana nel suo complesso saranno costretti a guardarsi allo specchio e a fare i conti con la consapevolezza che queste atrocità sono state commesse in nostro nome”. Come non bastasse, a gettare altra benzina sul fuoco è il ministro per la Sicurezza nazionale di Israele Itamar Ben -Gvir. Con un imponente dispositivo di sicurezza, Ben-Gvir si è recato in visita alla Spianata delle Moschee nella parte vecchia di Gerusalemme dove si trova il complesso di al-Aqsa, considerato il terzo luogo sacro per i musulmani dopo la Mecca e Medina.
Tornato a far parte del governo guidato da Netanyahu il mese scorso, dopo la ripresa della guerra israeliana a Gaza, Ben -Gvir ha deciso di “celebrare” con questo atto provocatorio il termine del mese sacro di Ramadan. Una decisione che ha suscitato critiche anche all’interno della coalizione di governo. «Salire al Monte del Tempio è un attacco al luogo più sacro della nazione ebraica e allo status quo che tutti i grandi rabbini e rabbini capo delle generazioni passate hanno stabilito, opponendosi all’ascesa degli ebrei in quello spazio», ha commentato il parlamentare ultraortodosso della United Torah Judaism e membro della coalizione Moshe Gafn contestando la visita di Ben Gvir. «Si causa profanazione della sacralità e si provoca un’inutile istigazione da parte del mondo musulmano e non solo», ha aggiunto. Ecco chi governa oggi Israele.