L'inchiesta milanese
Leonardo Apache La Russa, chiesta l’archiviazione nell’indagine per stupro: ma la Procura vuole processarlo per revenge porn

Richiesta di archiviazione per l’accusa di violenza sessuale, chiusura delle indagini e relativa richiesta di andare a processo per il reato di revenge porn, ovvero la diffusione senza consenso di video e materiale intimo a contenuto sessuale.
È la decisione presa dalla Procura di Milano per le indagini a carico di Leonardo Apache La Russa, figlio 21enne terzogenito (dopo Geronimo e Lorenzo Cochis, tutti nomi scelti per omaggiare gli antichi capi americani) del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Leonardo Apache e l’amico dj Tommaso Gilardoni erano finiti al centro delle cronache perché denunciati nel giugno del 2023 da una ragazza all’epoca dei fatti 22enne per presunti abusi sessuali. La giovane aveva raccontato ai magistrati che, dopo una nottata trascorsa tra il 18 e il 19 maggio di due anni fa nella discoteca vip milanese Apophis, in cui aveva incontrato mentre era con un’amica l’ex compagno di liceo Leonardo Apache, si era risvegliata a casa di quest’ultimo senza ricordare nulla.
Leonardo le dice che hanno avuto un rapporto: lei quel pomeriggio si reca con la madre clinica Mangiagalli per farsi visitare e 40 giorni dopo presenta querela,
La versione della ragazza è che nell’abitazione del presidente del Senato abbia subito uno stupro da parte di La Russa e dell’amico dj: i due invece, interrogati dai pm durante le indagini, hanno sempre sottolineato che i rapporti fossero stati consenzienti.
Nella denuncia la ragazza dice di aver avuto un rapporto sessuale con La Russa Jr e Gilardoni “a sua insaputa”. “L’unico dato certo che posso riferire è che Leonardo mi ha dato un drink, mi ha portato a casa sua, senza che io fossi nelle condizioni tali di poter scegliere cosa fare”. Dopo quel cocktail, secondo un’amica della ragazza, lei non era stata più in grado di parlare normalmente e per questo il sospetto è che sia stata droga con del Ghb, la “droga dello stupro”. Analizzando i capelli della ragazza però il consulente Domenico Di Candia spiegherà che la molecola era presente ma in quantità definite “fisiologiche”, non potendo dimostrare alcuna somministrazione quella sera.
Al termine delle indagini dunque la Procura guidata da Marcello Viola, con l’aggiunta Letizia Mannella e la pm Rosaria Stagnaro, dopo quasi due anni ha deciso di chiedere l’archiviazione per i due indagati, non ritenendo che ci siano gli elementi, tra cui il dolo, per contestare, fino ad un eventuale processo, l’accusa di abusi sessuali ai due giovani. Nella richiesta di archiviazione, riportata dall’Ansa, la Procura scrive che “non vi è in atti la prova che gli indagati, pur consapevoli dell’assunzione di alcuni drink alcolici da parte della ragazza, abbiano percepito, in modalità esplicita o implicita, la mancanza di una valida volontà” della giovane “nel compiere gli atti sessuali“. I pm nel chiedere l’archiviazione stigmatizzano comunque “il comportamento dei due indagati” che ritengono connotato “da una profonda superficialità e volgarità nella modalità di concepire e trattare una ragazza”.
Decisione contro cui è certo si opporrà l’avvocato della ragazza, Stefano Benvenuto: sarà poi il gip Rossana Mongiardo a dover decidere, dopo un’udienza, se archiviare, disporre nuove indagini o ordinare l’imputazione coatta.
Se confermata dal gip, con l’archiviazione cadrebbe l’accusa più grave nei confronti di Leonardo Apache e dell’amico Tommaso: resta in piedi invece quella per revenge porn, per cui rischiano il processo. Come ricorda l’Ansa lo scorso dicembre era stata depositata una nuova consulenza informatica sulla “cancellazione di contenuti” per recuperare immagini e video: filmati che, per l’accusa, sarebbero circolati senza il consenso della ragazza.