La sentenza

La Cassazione boccia il decreto Salvini: sui documenti potrà tornare “genitore”, via l’obbligo “madre-padre”

Politica - di Redazione

9 Aprile 2025 alle 16:01

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La Cassazione boccia il decreto Salvini: sui documenti potrà tornare “genitore”, via l’obbligo “madre-padre”

La Corte di Cassazione respinge il ricorso del Viminale, guidato da Matteo Piantedosi, e boccia il decreto firmato dal suo predecessore Matteo Salvini, che nel 2019 firmò l’atto in cui si prevedeva che consentiva esclusivamente l’indicazione dei genitori come “padre” e “madre” sul documento di identità di un figlio minore.

I giudici hanno infatti stabilito con la sentenza 9216/2025 a firma del collegio presieduto dalla giudice Maria Acierno (con i consiglieri Laura Tricomi, Giulia Iofrida, Alessandra Dal Moro, Alberto Pazzi il consigliere estensore), depositata l’8 aprile, che è legittima la disapplicazione del decreto del ministero dell’Interno del 2019, in epica Salvini: il figlio minore di due donne ha dunque “il diritto di ottenere una carta d’identità rappresentativa della sua peculiare situazione familiare“, quindi con la dicitura “genitori” invece di quelle “padre” e “madre” imposte dal leader leghista quando era a capo del Viminale nel governo Conte I.

In Cassazione è stato respinto il ricorso del Ministero dell’Interno contro la decisione della Corte di Appello di Roma che nel febbraio del 2024 aveva ordinato la disapplicazione del decreto ministeriale e la correzione del documento, stracciando così una delle grandi crociate ideologiche dell’attuale vicepremier leghista, condivisa anche da Fratelli d’Italia.

Contro quel provvedimento avevano fatto ricorso al tribunale di Roma una coppia di mamme, una naturale e una adottiva, di un figlio minorenne: i giudici, sia in primo grado che in Appello, avevano dato loro ragione, così come martedì la Cassazione.

In particolare il collegio ha bocciato i “tre motivi di doglianza” opposti dal Viminale: secondo la Cassazione “l’effetto finale, irragionevole e discriminatorio, dell’assunto del ministero sarebbe stato quello di precludere al minore di ottenere una carta d’identità valida per l’espatrio“, per le “deficitarie” caratteristiche del documento, solo, “solo perché questi era figlio naturale di un genitore naturale e di uno adottivo dello stesso sesso”.

Nella sentenza della Prima sezione civile si legge inoltre che il decreto Salvini, che di fatto era una marcia indietro rispetto alla novità introdotta nel 2015 dal governo Renzi, che per primo introdusse la dicitura “genitori” al posto di “madre” e “padre”, violava “il di ciascun genitore di veder riportata sulla carta di identità del figlio minore il proprio nome, in quanto consentiva un’indicazione appropriata solamente per una delle due madri ed imponeva all’altra di veder classificata la propria relazione di parentela secondo una modalità (“padre”) non consona al suo genere”.

di: Redazione - 9 Aprile 2025

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