La Consulta stoppa il governatore
De Luca non può ricandidarsi, quali sono gli scenari per le regionali in Campania
La Corte ha giudicato incostituzionale la legge regionale che avrebbe permesso al presidente dem di tentare la terza avventura di fila alla guida della Regione. Contraccolpi anche a destra: in Veneto out pure Zaia
Politica - di David Romoli

La Consulta decapita le speranze di De Luca in Campania. La legge regionale che consentiva al presidente uscente di candidarsi per un terzo mandato è stata giudicata incostituzionale e il colpo affibbiato al governatore campano si riverbera anche a destra. Una sentenza opposta avrebbe spianato la strada di Luca Zaia verso un quarto mandato nel Veneto. Sulla carta sia Elly Schlein che Giorgia Meloni possono dunque fregarsi le mani soddisfatte. Il regalo di pasqua però non è privo di veleni e comporta per entrambe alcuni rischi.
La Corte ha bocciato il passaggio della legge elettorale campana che, pur prevedendo la non rieleggibilità per un terzo mandato consecutivo, sanciva anche il decorso del computo dei mandati “da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge”. In questo modo il divieto per il terzo mandato consecutivo veniva sancito in apparenza e aggirato di fatto. A questo punto De Luca deve decidere se mettere in campo un candidato posticcio, dietro il quale si nasconderebbe la sua permanenza alla guida della Regione, o se arrivare a una trattativa con la segretaria del Pd. Il problema è che quella trattativa non può riguardare la designazione del candidato del fronte Pd-M5S-Avs. Il nome di Roberto Fico era già scolpito prima della manifestazione di sabato scorso. Lo è tanto più dopo che il successo di quella manifestazione è stato decretato proprio dalla massiccia affluenza dei campani. I 5S, già forti a Napoli come in gran parte del sud, lo sono ancora di più dopo la promessa di Fico di resuscitare il reddito di cittadinanza, cioè la principale origine della popolarità dei 5S nel Meridione come legge regionale.
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Il problema sarà anche più spinoso nel Veneto. Lì infatti il problema non è solo la candidatura di Zaia, che se potesse scendere in campo, non avrebbe rivali, ma l’ambizione della premier di conquistare la roccaforte leghista con un candidato targato FdI. Tra tutti i motivi di frizione che si sommano nel centrodestra la disputa sul Veneto è uno di quelli meno espoti alla luce dei riflettori. In compenso è forse l’insida più minacciosa per la stabilità della maggioranza. Per la Liga Veneta, insomma per l’intero Carroccio veneto, la presidenza è “una linea del Piave invalicabile”. Neppure un’eventuale e alla fine, come sempre, probabile resa di Salvini basterebbe a garantire la pace nella maggioranza in caso di ipoteca tricolore sul Veneto perché in quel caso la Lega del nord, quella dei governatori come lo stesso Zaia, Fedriga e Fontana potrebbe ribellarsi. La sentenza di ieri insomma da un lato facilita la vita alle due prime donne della politica italiana, dall’altro piazza sul cammino di entrambe un ordigno esplosivo che dovranno riuscire a disinnescare prima dell’apertura delle urne.
La presenza di una lista sponsorizzata dal defenestrato ma molto potente De Luca costerebbe probabilmente (ma non certamente) la Campania al centrosinistra e un simile risultato nella principale regione del sud altererebbe profondamente un esito complessivo delle regionali che al momento vede il Pd molto ottimista ed effettivamente ben piazzato. In Veneto la rottura a destra avrebbe conseguenze persino più deflagranti. In compenso la Lega ha messo a segno il colpo in Trentino. È infatti passata la legge che consente al presidente della Provincia autonoma di Trento Fugatti il terzo mandato e, a rendere l’esito più cocente per FdI, c’è il fatto che la vittoria di Fugatti è dovuta alla defezione di due consiglieri FdI passati armi e bagagli alla Lega un attimo prima del voto. Trattandosi di provincia autonoma e non di Regione, in questo caso il governo non può impugnare la legge come ha fatto per la Campania. Va da sé che l’esito della sfida nel Trentino non faciliterà i rapporti sulla piazza più delicata, quella appunto del Veneto.