Cronaca nera
Liliana Resinovich, il marito Sebastiano Visintin indagato per omicidio: svolta nel giallo di Trieste
L'uomo, ex fotoreporter, aveva denunciato la scomparsa della moglie a dicembre 2021. "Sono a disposizione, è la cosa peggiore che mi potesse capitare". Si è detto tranquillo
Cronaca - di Redazione Web

Svolta nel caso di Liliana Resinovich, la donna scomparsa a Trieste a dicembre 2021 e ritrovata morta a inizio gennaio 2022. È indagato Sebastiano Visintin, il marito, dopo che la richiesta di archiviazione del caso è stata respinta ed esclusa l’ipotesi di suicidio. L’accusa è quella di omicidio. “È la cosa peggiore che mi potesse capitare. Siamo arrivati a un punto in cui cerchiamo di capire cosa sia successo. Assolutamente no. Nella mia vita ho passato tantissime cose belle e tantissime cose brutte. Questo è un momento delicato, di dolore, sono indagato, ho perso la moglie, in questi anno ho cercato di capire cosa sia successo a Liliana, e trovarmi oggi indagato è la cosa peggiore che potesse capitarmi”, le parole dell’uomo in esclusiva alla trasmissione Quarto Grado.
Era il 5 gennaio 2022 quando il corpo di Resinovich venne ritrovato dopo che la donna era sparita a metà dicembre: era in un’aiuola, infilato in due sacchi neri della spazzatura, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste. Non vennero ritrovati né il cellulare, né documenti, né portafogli. Secondo i risultati della prima autopsia, la donna era morta per soffocamento, “scompenso cardiaco acuto”, non compariva però se la causa fosse stata omicidio o suicidio.
La 63enne, ex dipendente della Regione, era in pensione, sposata con l’ex fotoreporter Visintin che denunciò la scomparsa della moglie la sera del 14 dicembre 2021. La famiglia della donna ha sempre respinto la tesi del suicidio. Nella vicenda è entrato anche Claudio Sterpin, amico di vecchia data che la donna aiutava con le faccende domestiche, con cui Resinovich avrebbe avuto una relazione, e presso cui avrebbe dovuto recarsi il giorno della scomparsa.
Il gip ha respinto l’archiviazione del caso, sostenendo la tesi dell’allontanamento volontario e del suicidio. Erano state disposte nuove indagini per omicidio volontario a carico di ignoti. L’ultima perizia è stata redatta dall’antropologa forense Cristina Cattaneo, dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e dall’entomologo Stefano Vanin. Il corpo della vittima era stato riesumato a febbraio 2024 per condurre nuove analisi. Erano state documentate nuove ferite alla testa, alla mano destra e probabilmente al torace.
Resinovich potrebbe esser morta per soffocamento e sarebbe stata colpita. Al Corriere della Sera Visintin, recentemente, aveva dichiarato di non avere idea chi potesse aver ucciso la moglie. “Qualche giorno prima del ritrovamento si trovava a cento metri da lì e l’indomani è andato in Questura a indicare proprio quel posto”, aveva detto di Sterpin. Si era sempre detto all’oscuro dei rapporti tra la moglie e l’uomo.
“Se davvero è stata uccisa che senso ha la messinscena con sacchi, sacchetti, cordino, e perché portare Lilly in quel boschetto con il rischio di essere visti?”. Aveva escluso categoricamente di aver ucciso probabilmente per ottenere la pensione della donna. L’uomo si è detto “tranquillo“, ha atteso la fine della perquisizione in casa seduto sul divano. “Io ho il massimo rispetto per quello che fanno – ha detto Visintin a Quarto Grado – Devono farlo. Io sono qui a disposizione. Io non ho la minima idea di cosa possa essere accaduto a Liliana, non ho sospetti su nessuno. A meno che non venga fuori qualcosa d’importante, credo sia difficile avere delle risposte”.