La rubrica Sottosopra

Piazze e protesta, come disarmeremo l’Europa: l’equivoco del Pd e il monito di Einstein

Manifestazioni come quelle convocate a Roma dal M5s sono segno tangibile di una società sempre più ostile al riarmo di von der Leyen

Editoriali - di Mario Capanna

13 Aprile 2025 alle 13:49

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Foto di Cecilia Fabiano/LaPresse
Foto di Cecilia Fabiano/LaPresse

Una delle armi più potenti è il dialogo.
(Proverbio africano)

C’è un solo modo per fare sì che l’Ue smetta di essere un ectoplasma politico e diventi realmente un soggetto federale democratico, protagonista di coesistenza e di pace: che i suoi cittadini – i suoi popoli – irrompano sulla scena con consapevolezza e determinazione. Un importante segnale in questa direzione si è avuto con la manifestazione del 5 aprile, promossa dal Movimento 5 Stelle a Roma. Esemplare per nettezza di impostazione: contro il riarmo europeo e affinché gli 800 miliardi, ad esso finalizzati, siano impiegati per rafforzare i beni comuni sociali (scuole, sanità, ricerca, lotta contro i mutamenti climatici, energie alternative ecc.). La massiccia partecipazione, con tanti giovani e una prevalente presenza di donne (bel segno), ha portato all’evidenza il sentimento maggioritario del popolo italiano, decisamente contrario al riarmo, come tutti i sondaggi rilevano.

È stata, finora, la più grande manifestazione europea contro il riarmo. C’era gente la più diversa: dirigenti e militanti 5 Stelle ovviamente, ma in larga prevalenza il multiforme popolo della pace, la sinistra nella sua accezione culturale più ampia, a partire dai molti iscritti alla Cgil, inferociti con Landini per la mancata adesione della confederazione. Personalmente ho avuto la gioia di riabbracciare anche tanti ex militanti di Democrazia Proletaria (a riprova che la vecchia scuola seminò bene…). Il giorno dopo si è svolta a Bologna un’altra manifestazione, promossa dal sindaco della città e dalla sua collega di Firenze, caratterizzata da modesta partecipazione e da una impostazione che faceva capo alla vaghezza più generica. Al punto che il sindaco Matteo Lepore aveva rivolto un appello ai partiti di centrodestra affinché partecipassero pure loro (cosa da cui, per sua fortuna, si sono ben guardati).

Premesso che avere fatto uscire di casa un po’ di gente è comunque una cosa buona, come avvenuto a Roma il 15 marzo su idea di Michele Serra, lautamente sponsorizzata da Repubblica, la genericità della parola d’ordine “vogliamo l’Europa” – senza dire quale, se super armata o costruttrice di pace – non fa fare alcun passo avanti. È il solito equivoco del Pd che, dopo avere votato a Strasburgo a favore – con FI! – del rearm Eu, cerca di occultare il misfatto all’ombra delle Due Torri.
Non a caso, sia il 15 marzo a Roma che il 6 aprile a Bologna, nelle piazze non c’era una bandiera palestinese nemmeno… a pagarla… – mentre erano numerose alla manifestazione 5 Stelle – quando è chiaro come il sole che Israele non potrebbe compiere la sua barbara carneficina a Gaza e in Cisgiordania senza l’appoggio e la protezione degli Usa e dell’Europa.

La questione del sì o no al riarmo europeo è oggi un punto focale. Determinerà il destino futuro del Vecchio continente. Chi è per il sì dovrebbe fare tesoro delle ammonitrici parole di Albert Einstein:Gli armamenti non ci proteggono dalla guerra, ma portano inevitabilmente alla guerra”. È ciò che la storia si è incaricata di dimostrare largamente. Dato che armandoti – e, in particolare, super armandoti – non ti rendi più sicuro, ma fai rientrare dalla finestra ciò che pretendi di cacciare dalla porta. Un’Europa infarcita di armi rende meno sicuri gli equilibri nel mondo. E spiana la strada, già ora, al rafforzamento delle forze di destra nazionaliste e sovraniste. Sintomatico, al riguardo, il caso della Germania. Dopo avere addirittura modificato la costituzione per dotarsi di un massiccio riarmo, il futuro cancelliere Friedrich Merz è già sfiduciato dal 60% dei tedeschi, prima ancora di assumere formalmente l’incarico. Il risultato è che avanza la nazisteggiante Afd, che aumenta i consensi dopo le recenti elezioni federali, ed è già al 25%, superando la stessa Cdu scesa al 24% dal 28,6 delle elezioni politiche.

Come si fa a non cogliere questi segnali di pericolo? Eppure non occorre un genio per capire che quando il centro sinistra fa una politica conservatrice incoraggia e rafforza le forze di destra. È così in Germania, è così in Italia, in molti altri Paesi europei e negli Usa. Occorrono le piazze – possibilmente senza equivoci – per generare una dialettica feconda tra i cittadini da un lato e le istituzioni europee dall’altro. Perché ad affermarsi sia un’Europa pacifica, forte non per le armi, ma per il peso intelligente del suo mezzo miliardo di persone, della sua economia, della sua cultura. Di questo abbiamo bisogno, noi tutti, cittadini europei. Di questo ha bisogno il mondo. Adesso. In un momento di preoccupante pericolo generale.

13 Aprile 2025

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