Dopo la denuncia di Cecilia Strada

L’oscena gioia di Salvini per i profughi in manette

Che i deportati avessero le manette non c’è dubbio: le abbiamo viste tutti. Dunque la notizia di reato c’è. Speriamo che la magistratura interverrà.

Politica - di Piero Sansonetti

15 Aprile 2025 alle 16:30

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AP Photo/Vlasov Sulaj
AP Photo/Vlasov Sulaj

Qualsiasi madre insegna al suo bambino che prendere in giro dei ragazzi con le manette ai polsi è una cosa orribile. È probabile che anche la madre di Salvini abbia cercato di far capire questa cosa al futuro ministro dei trasporti. Inutilmente. L’altro giorno Salvini si è lanciato in un gioco da maramaldo per difendere la scelta di ammanettare 40 migranti. Magari avrà anche pensato di apparire figo. Invece ha solo dimostrato un livello culturale e umano, diciamo così, non altissimo. Ha chiesto ai giornalisti: “Beh, che dovevamo fare? Mettergli tra le mani un uovo di pasqua?”. È probabile che anche nel governo Meloni ci siano delle brave persone – compresa magari la premier – che si siano vergognate di questa uscita molto molto infelice. L’immagine della arroganza suprema. Un ministro, uno degli uomini più potenti d’Italia, che si diverte a umiliare delle persone, costrette in una situazione di non libertà e che stanno subendo una evidente sopraffazione da parte dello Stato. Credo che non fosse mai successo nella storia della Repubblica, nemmeno negli anni dello scelbismo. Un fascista come Almirante non lo avrebbe mai fatto.

L’altro ieri Cecilia Strada, parlamentare europea, ha avuto modo di parlare con molti dei quaranta profughi deportati dallo Stato Italiano (probabilmente in modo illegale) in Albania, in un Cpr che ha tutte le caratteristiche del carcere. Ha raccontato a Radio radicale questi suoi colloqui. L’onorevole Strada ha chiesto ai profughi se fosse vero che erano tutti pregiudicati, accusati di orrendi reati compreso lo stupro e il tentato omicidio, come dichiarato dal ministro Piantedosi. Alcuni di loro hanno dichiarato di avere avuto precedenti penali per furti e spaccio. E di avere interamente scontato la pena. Non risulta agli studenti di giurisprudenza che una persona che ha scontato la pena possa essere arbitrariamente ammanettata e sottoposta a ulteriore pena in quanto considerata delinquente abituale e irredenta. Forse coloro che hanno deciso questa misura, tutti, dal maresciallo fino al ministro, avevano studiato solo chimica. Può darsi.

A Cecilia Strada molti dei profughi ammanettati hanno spiegato che loro sono in Italia da molti anni. Chi sette, chi dieci, chi anche 30. E alcuni di loro avevano il permesso di soggiorno ma lo hanno perduto perché i datori di lavoro hanno iniziato a pagarli in nero. La loro colpa è questa: essere pagati in nero. Poi hanno raccontato come è avvenuta la deportazione. Li hanno prelevati senza preavviso dai Cpr dove erano (probabilmente in modo illegale) detenuti. Gli hanno dato qualche minuto per prendere le proprie cose, e poi li hanno ammanettati, con quelle fascette di plastica dura usate abitualmente per assicurare le merci, e che poi si possono aprire soltanto usando le forbici, e una volta ammanettati li hanno fatti salire sui pullman. Chi è partito da lontano si è fatto con le mani legate prima alcune ore in pullman, poi altre ore in nave e infine di nuovo in pullman fino al Cpr albanese.

Le fascette di plastica sono peggiori delle manette. Perché sono più strette. Le manette di metallo hanno una catenella che lascia in genere alle mani un movimento di dieci o venti centimetri. Le fascette no. Polso contro polso: ti immobilizzano. Più degli schiavettoni, che sono quelle morse di metallo che poi si regolano con una vite e un dado a farfalla. Le fascette però sono più strette degli schiavettoni, e possono anche ferire i polsi se non stai ben fermo. Difficile restare sempre fermo per 12 ore. I profughi hanno detto a Cecilia Strada che le fascette non sono mai state tolte, neppure per mangiare neppure per andare in bagno. Se le cose sono andate davvero così, si tratta certamente di un caso di tortura. Molto grave. Comunque è abbastanza probabile che nella deportazione con manette siano stati commessi dei reati da parte dello Stato. Che i deportati avessero le manette non c’è dubbio: le abbiamo viste tutti. Dunque la notizia di reato c’è. Speriamo che la magistratura interverrà. Noi siamo certamente preoccupati per la laurea “incerta” della ministra Calderone, della quale parlano indignati tutti i giornali; ma siamo un pochino pochino più preoccupati e indignati per le torture ai profughi. Per ora la magistratura è impegnata sul caso Calderone. Chissà se troverà il tempo per occuparsi anche delle torture.

15 Aprile 2025

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